Proviamo a ribaltare la situazione, e a pensare se al posto di Alfredo Cospito ci fosse stato un militante di estrema destra, magari degli anni di piombo, al 41-bis. Siamo sicuri che la sinistra si sarebbe mobilitata nello stesso modo? Saremo pessimisti, ma la risposta – dal nostro umile parere – è decisamente negativa. E le azioni di questi ultimi giorni lo stanno dimostrando.
Dalla delegazione del Pd giunta al carcere di Sassari, per valutare le condizioni di salute dell’anarchico, alla bagarre scoppiata in Parlamento tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia; per finire con le urla di dimissioni contro il deputato FdI Donzelli ed il sottosegretario Delmastro. Nel pomeriggio di ieri, si sono aggiunte la clamorosa occupazione dell’università La Sapienza di Roma, facoltà di Lettera e Filosofia, insieme alla pubblicazione di volantini sullo stile degli anni di piombo. I presi di mira sono Sergio Mattarella, presidente della Repubblica; Carlo Nordio, ministro della Giustizia; Marta Cartabia, ex ministro della Giustizia; Giovanni Russo, capo del Dap; Pietro Curzio, presidente della Corte di Cassazione; Anna Maria Loreto, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino; Giorgia Meloni, presidente del Consiglio; Gianni Melillo, procuratore nazionale Antimafia. Il messaggio: “Chi sono gli assassini di Alfredo Cospito”.
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Un’azione eversiva ed intimidatoria, che ha trovato il proprio humus anche nel corteo non autorizzato degli anarchici a Milano. Alle 18 di ieri, circa 100 persone si sono radunate in piazza Duca D’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, per poi ripiegare verso via Settembrini e raggiungere poi piazza Caiazzo. Nel tutto, un cameraman è stato ferito alla testa da un fumogeno lanciato dai collettivi. E ancora, contemporaneamente alla manifestazione, è stata imbrattata l’Ambasciata italiana a Santiago del Cile. Un’azione annunciata anche in questo caso con volantini, seguendo lo stesso stile adottato con la velata minaccia nei confronti dei vertici delle istituzioni.
L’obiettivo degli anarchici è chiaro, e lo ammettono loro stessi chiaro e tondo: “Il tempo delle parole è finito”. È iniziato quello dell’azione, della violenza, del terrore. E questo in nome di Alfredo Cospito. Contro lo Stato. Lo ha ben spiegato Andrea Indini, sulle colonne de Il Giornale: i collettivi hanno voluto far spazio all’azione violenta, la stessa che Cospito ha sempre teorizzato, praticato e, una volta rinchiuso in carcere, istigato. “La rivoluzione – scriveva – la può fare solo chi ha il diavolo in corpo e non ha paura della parola terrorismo perché desidera con tutte le sue forze che i potenti vivano nel terrore”. E poco importa se oggi a sinistra esprimono solidarietà.