L’escalation di violenza che ha investito il Medio Oriente negli ultimi giorni ha messo nuovamente sotto i riflettori il delicato equilibrio di sicurezza nella regione. Il confronto tra Israele e Hezbollah, dopo gli omicidi mirati dei leader del movimento terrorista e l’esplosione di cercapersone e walkie talkie, entra nel vivo. Anche in Israele. Hezbollah questa notte ha lanciato una catena di attacchi missilistici contro bersagli israeliani.
Il gruppo libanese ha rivendicato l’invio di un’ondata di oltre 100 razzi verso obiettivi militari israeliani, compresi siti significativi per la produzione militare. Questa azione è stata giustificata come risposta alle recenti operazioni israeliane che hanno interessato le reti di comunicazione in Libano, con effetti diretti sui civili. L’impatto di questi attacchi in territorio israeliano non è stato trascurabile, con segnalazioni di danneggiamenti a strutture civili, auto in fiamme e un conteggio di almeno tre feriti tra i civili. La risposta di Israele a questi eventi è stata la chiusura delle istituzioni scolastiche in zone chiave come le alture del Golan, la Galilea, la baia di Haifa e fino alla valle di Beit Shean, oltre a restrizioni su assembramenti pubblici sia all’aperto che al chiuso. L’ondata di missili si è svolta in due tranche: una ventina di razzi sono stati sparati prima delle 6 del mattino, ora locale. “La resistenza islamica ha colpito la base aere di Ramat David con decine di missili Fadi-1 e Fadi-2 come risposta ai ripetuti attacchi che hanno colpito varie regioni del Libano e che hanno causato la morte di molti civili”, ha scritto Hezbollah in un comunicato. Altri 85 sono partiti invece dopo le 6. Inoltre sostiene di aver “bombardato i complessi industriali militari di Rafael”.
La reazione di Israele agli attacchi è stata di promettere una risposta ferma, sebbene al momento non siano stati forniti dettagli concreti sulle misure di ritorsione previste. La tensione sul campo rimane palpabile e le prospettive di sicurezza per la regione appaiono incerte, con potenziali sviluppi che potrebbero influenzare non solo i diretti interessati ma anche il contesto geopolitico più ampio. Sempre nella notte Israele aveva avviato raid aerei nel Sud del Libano proprio per cercare di ridurre o limitare i preparativi di Hezbollah per il lancio di razzi. Oltre 290 sarebbero gli obiettivi colpiti. Inoltre Israele sostiene di aver abbattuto monti dei missili provenienti dal Libano.
A complicare ulteriormente lo scenario vi è l’impegno di una coalizione di gruppi armati iracheni filo-iraniani, che ha dichiarato di aver condotto un attacco contro Israele utilizzando droni. Questa mossa sottolinea la presenza di un fronte unitario contro Israele nella regione e segnala un’evoluzione nelle strategie militari adottate, con un ricorso crescente a tecnologie avanzate come i droni per azioni transfrontaliere.
Intanto ieri sono stati resi noti i numeri delle vittime del raid israeliano a Beirut. Secondo il ministro della Sanità libanese, sono 31 le vittime di cui due comandanti militari e 14 combattenti. Tra i morti ci sono il capo dell’unità d’elite Radwan, Ibrahim Aqil, e un alto comandante Ahmed Wahbi. Secondo Haaretz, sono deceduti nell’attacco altri due vertici dell’unità: Abu Yasser Attar e Al-Hajj Nineveh. In tutto il periodo di combattimenti contro Tel Aviv, il Partito di Dio ha perso oltre 502 miliziani.