È una specie di eugenetica dei prodotti, una strategia, prima di business, poi culturale. In fondo tutti i prodotti di oggi sono scientemente manipolati per facilitarne il logoramento e abbreviarne l’esistenza (vale pure per il “lusso”). Se serve, ci si mette pure la Pubblicità per velocizzare tale curioso processo invertito, in questo caso i colti la definiscono obsolescenza percepita o simbolica. Al contempo bulleggiano sul ruolo del mercato, sul controllo di qualità, sulla correttezza commerciale e altre amenità socio-markettare. È evidente come questo loro modello sia incompatibile con quello ambientalista. Per fare Pil dobbiamo consumare sempre di più, quindi abbiamo bisogno di sempre più energia. L’attesa di quella “pulita” che dovrebbe sostituire in toto quella “sporca”, ormai è chiaro, rassomiglia ad aspettare Godot. E allora? Come dicono i colti tout se tient. Staremo mica trasformando il mondo in una sommatoria di tanti gomitoli di filo spinato? Su questa, per ora solo un’intuizione, ci torneremo.
Cosa augurarsi nel breve? Che non si applichi la obsolescenza programmata agli esseri umani, come fecero, in anteprima, Hitler, Stalin, Mao (Xi Jinping è già ben incamminato). Non vorrei che quando il modello in essere non fosse più in grado di garantire un welfare serio a tutti i cittadini (qua si giocherà la partita della vita) si scegliesse la stessa soluzione adottata per i prodotti. Alcuni segnali non sono per nulla tranquillizzanti. Giovani della generazione Z attenti. Tout se tient.
Riccardo Ruggeri, 4 maggio 2019
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