Rassegna Stampa del Cameo

Ponte Morandi, 4 considerazioni banali ma che in pochi dicono

Rassegna Stampa del Cameo

È arrivato il momento che sputi alcuni rospi sul Ponte Morandi.

1. Possibile che ci siano voluti 50 giorni per prendere una decisione (ovvia) come quella di nominare Commissario per il Ponte Morandi il Sindaco di Genova Marco Bucci? Il suo curriculum, il suo ruolo istituzionale, il suo essere genovese ne faceva l’unico candidato.

2. Privatizzare un monopolio naturale è prima di tutto una fesseria politica. Quando quasi vent’anni fa furono privatizzate le autostrade ci raccontarono che nella gestione corrente lo Stato (al quale sarebbe rimasta come ovvio la proprietà), rappresentato dai suoi funzionari, era inefficiente. E giù esempi di ogni genere: veri e convincenti. L’attività di gestione di un’autostrada è un business banale: i ricavi derivano dalle tariffe incassate al casello, le uscite dalle spese di manutenzione. La prima osservazione che da apòta feci allora era ovvia: conoscendo come funzionano le aziende private, chi ci avrebbe garantito che Atlantia avrebbe fatto gli investimenti in manutenzione, così come faceva lo Stato? La risposta fu altrettanto ovvia: tranquilli, i funzionari dello Stato avranno il compito di controllare. Nessuno ha mai spiegato ai cittadini come un funzionario statale, ritenuto dai colti inefficiente nella gestione (per questo era doveroso privatizzare l’attività), possa diventare improvvisamente efficiente nel controllo. Si è rivelata una furbata.

3. Qualsiasi ponte può cadere (mi dicono che nel mondo ne cadano cinque al giorno) ma nessun ponte può cadere con veicoli circolanti, fatti entrare ai caselli dal gestore: la fatalità non esiste. Ogni giorno che passa diventa ovvio quello che era chiaro fin dall’inizio: è stata una gestione politicamente scellerata. Due chicche dalla Procura di Genova: a) già 15 anni fa Autostrade aveva chiesto un’offerta a una ditta specializzata per demolire il Morandi (sic!); b) l’esperto Carmelo Gentile del Politecnico di Milano ha confermato: “Con questi numeri io avrei quantomeno chiuso il Morandi al traffico”. La colpevolezza civile di Autostrade-Atlantia è chiara, quella penale dei suoi manager e dei consiglieri di amministrazione (forse dei controllori ministeriali) non ci deve interessare, è di competenza dei magistrati e delle persone inquisite, punto. Inaccettabile amalgamare i due fatti come fanno gli “amici pelosi” del Concessionario per mischiare le carte, e diluirne le responsabilità. Quelle civili sono tutte lì, in evidenza: nella caduta del Ponte a caselli aperti, nel contratto, nelle carte, nelle confessioni, nelle perizie degli esperti, impossibile per Atlantia sfuggire alle sue responsabilità (ripeto, civili).

4. Cercare di togliere d’imperio ad Atlantia la concessione è prima di tutto una fesseria politica da minorati politici, di certo inetti nell’execution. Una parte del governo non capisce che revocare la concessione è il più grande favore che possano fare ad Atlantia e ai suoi azionisti. Fin da subito ho proposto un Commissario tipo Sergio Marchionne che, mossa dopo mossa, senza mollare mai l’osso, ricuperi tutti i quattrini che sono stati sottratti allo Stato in questi vent’anni. Ai cittadini devono interessare solo i quattrini (dovuti) di Atlantia, le responsabilità penali sono materia dei magistrati e delle famiglie delle vittime.

Ho la sensazione che il Governo Conte non abbia chiaro che il suo destino si giochi (anche) sul Ponte Morandi perché questa è execution politica allo stato puro. Il tempo delle chiacchiere è durato fin troppo, il principio di realtà incombe. Nei cinquant’anni trascorsi dall’inaugurazione del Morandi si è compiuto un ciclo: dal mitico miracolo economico italiano allo sfacelo del modello politico, economico, culturale in essere. La vecchia classe dominante ne prenda atto, sia degna del suo ruolo, abbia un briciolo di dignità, la smetta di pontificare, getti la spugna. Ha fallito, punto.

Riccardo Ruggeri, 8 ottobre 2018