L’ingegner Carlo De Benedetti ha sempre amato comprare e vendere titoli in Borsa. Ognuno ha le sue passioni. E per questa sua inclinazione verso la finanza ha pure dovuto patteggiare con il Tribunale di Ivrea una condanna a quindici mesi (per falso in bilancio).
Acqua del passato. Si dirà. E come sostengono gli uomini di De Benedetti «il patteggiamento non è una condanna».
Ma poi a sentire le sue telefonate a 80 anni suonati con Gianluca Bolengo, amministratore delegato di Intermonte sim, si capisce bene che il demone della Borsa non ha abbandonato l’ingegnere. Siamo a inizio gennaio di quest’anno.
La vicenda delle popolari è già finita sui giornali. Il governo ha detto di voler cambiare la legge. È un fiume carsico, quello della riforma delle popolari, come ci dice un vecchio operatore di Borsa. Sono vent’anni che se ne parla, decine di progetti di legge. Non se ne è mai fatto nulla. Ma azzeccare il momento giusto (il timing, come dicono a Piazza Affari) è tutto.
E il momento, per De Benedetti, si rivelerà appropriato. Il consiglio dei ministri non ha ancora approvato il decreto. Venerdì 16 gennaio, Cdb piazza alcuni ordini, tra cui quello da circa 5 milioni sulle Popolari. L’operazione avviene appunto attraverso Bolengo.
Il tutto per telefono. Il consiglio dei ministri che approva il decreto e lo comunica a mercati chiusi è del martedì dopo.
Bolengo guida una delle poche società di intermediazione finanziaria indipendente in Italia. Intermonte sim viene universalmente considerata una delle più serie e corrette: non ha alle spalle banche o fondi. Il 70 per cento dell’azionariato è rappresentato proprio dai soci che comprano e vendono sui mercati.
Quello di De Benedetti è uno dei tanti ordini, e l’ingegnere uno dei tanti clienti.
Al telefono Cdb dice di sapere per certo ciò di cui si rumoreggia sui mercati: arriverà presto la trasformazione delle popolari. La conversazione (una delle telefonate sbobinate in sintesi nell’informativa della Guardia di Finanza) è lunga e al suo interno anche la supposta certezza della bontà del acquisto. Fonti che sarebbero vicine alla Banca d’Italia.
Vatti a fidare dell’ingegnere. Compra e vende da sempre, su tutto. Come egli stesso ha detto due giorni fa in una nota diffusa dai suoi uffici: «la Romed (la cassaforte di cui l’ingegnere oltre che azionista era all’epoca anche presidente, ndr) effettua ogni anno transazioni per miliardi di euro.
In particolare sulle banche popolari, le discussioni e le indiscrezioni relative ad un possibile riforma erano di pubblico dominio già da diverso tempo prima dell’approvazione del decreto».Vero, verissimo. Come, sostiene un operatore, la conversione delle azioni di risparmio Telecom in ordinarie: il punto è azzeccare il giorno giusto.
E quel venerdì Cdb parla di fonti istituzionali, non solo quelle giornalistiche. Poco chic citare i quotidiani? Meglio dire che si è al corrente del presunto segreto dalle secrete stanze. Millantato credito? Detto però ad un operatore di Borsa. È su questo che la Procura di Roma e il procuratore Pesci dovranno fare chiarezza. Intermonte, da parte sua, è stata già perquisita dagli uomini della finanza e Bolengo ascoltato in Consob.
Restano una grassa plusvalenza fatta in pochi giorni di 600mila euro dalla Romed e le registrazioni. Le uniche intercettazioni che non finiranno mai su “Repubblica”.
Nicola Porro, “Il Giornale” 16 dicembre 2015