Dunque il 4 di luglio Nicola Porro dovrà comparire davanti ad una non meglio precisata commissione dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia per dar conto di aver fatto il suo mestiere e aver intervistato la vice ministra degli esteri dell’Ucraina. Due a questo punto sono le cose, caro Nicola:
- o non ti presenti;
- oppure vai alla Commissione a dire che l’Ordine dei giornalisti è anticostituzionale.
Infatti per poter esercitare la professione di giornalista e per poter manifestare liberamente il proprio pensiero basta l’articolo ventuno della Costituzione e nulla più. Noi purtroppo ci troviamo in un Paese in cui esistono gli ordini professionali che altro non sono che le vecchie corporazioni. Gli ordini professionali hanno la strana idea di voler insegnare, e addirittura comandare, agli altri come si debbano esercitare i lavori, i mestieri e le professioni e così abbiamo l’Ordine dei giornalisti, l’Ordine degli architetti, l’Ordine degli ingegneri, l’Ordine degli avvocati e giù e giù per i rami.
Per usare un vecchio termine, sono tutte delle sovrastrutture che imbrigliano, legano, la nostra possibilità creativa, la nostra possibilità di crescere, di lavorare, di vivere civilmente secondo le nostre risorse, le nostre energie, la nostra sacrosanta libertà. Il governo di centrodestra dovrebbe mettere mano a una autentica riforma degli ordini professionali.
Insomma l’Italia è fatta a scatole. Ognuno ha la propria scatola e cerca di curare i propri interessi a discapito dell’altro. Questo è il dramma delle libere professioni: gli ordini professionali non sono un incentivo alla crescita civile produttiva del nostro Paese, ma sono invece un evidentissimo ostacolo alla ricerca e alla conquista del lavoro e delle libere professioni.
Caro Nicola trasforma questa occasione che ti viene incautamente offerta per per iniziare una grande battaglia civile per l’abolizione degli ordini professionali.
Giancristiano Desiderio, 23 maggio 2023