La montagna ha partorito un topolino. Il decreto-legge che avrebbe dovuto rappresentare la risposta forte del Governo ai disastri provocati dal Coronavirus all’economia contiene misure del tutto insufficienti e lascia completamente fuori una serie di soggetti, fra i quali i proprietari di immobili, colpiti soprattutto nei rapporti di locazione.
Viene da chiedersi – leggendo il provvedimento – che idea abbia, il Governo, delle famiglie che hanno scelto di investire i loro risparmi in una casa o in un locale commerciale. Certamente un’idea distorta. Non solo, infatti, in un periodo di crisi dei negozi, ai proprietari che li affittano viene negata persino la possibilità di non pagare le tasse sui canoni che gli esercenti non versano; quando servirebbero molti altri interventi, a partire dall’introduzione della cedolare secca per tutti i contratti in corso e da una significativa riduzione dell’Imu, indispensabili per salvare il commercio di prossimità.
In più, viene anche disposta una sospensione generalizzata degli sfratti, sia per gli affitti abitativi sia per quelli non abitativi, fino al prossimo 30 giugno. Una scelta, quest’ultima, puramente demagogica (figuriamoci se in questo periodo qualche locatore avrebbe trovato ufficiali giudiziari e forza pubblica disponibili…), che rimette in gioco un istituto dimenticato che per sessant’anni ha fatto danni incalcolabili e che contribuirà ad affossare ulteriormente l’investimento immobiliare.
Se questo è l’approccio, è difficile nutrire fiducia in miglioramenti positivi del decreto in sede parlamentare, a meno che l’opposizione non faccia sentire con forza la sua voce e la maggioranza non si convinca ad accettare qualche miglioramento del testo. Intanto, Confedilizia sta raccogliendo le grida d’allarme, e i racconti di vita vera, che ogni giorno riceve da proprietari in difficoltà economiche. Li manderemo al Presidente del Consiglio e a tutti i Ministri. Chissà che non inizino a rendersi conto della realtà.
Se nulla cambierà, però, non ci si venga a parlare di assenza di risorse. Le cifre messe in campo dal Governo sono tali da non consentire una motivazione di questo genere. E va considerato che potranno anche moltiplicarsi grazie alla decisione della Commissione europea di promuovere l’attivazione della clausola d’emergenza, prevista dal Patto di stabilità, che consente ai Paesi membri di aumentare il deficit. Inoltre, maggiore tranquillità – soprattutto in termini di tenuta dei mercati e di messa sotto controllo dello spread – sarà garantita dal piano della Banca centrale europea per l’acquisto di 750 miliardi di euro di titoli pubblici e privati entro la fine dell’anno.