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Povera Ferragni: dopo pandoro e uova, nel mirino la bambola Trudi

Secondo «La Verità» per l’influencer potrebbe arrivare una nuova indagine sul peluche venduto nel 2019

© massimo1g tramite Canva.com

Trudi Trudi Trudi. Bevi la Coca-Cola, che ti fa bene, bevila congelata che ti fa digerire la vita spericolata che ti sei costruita, cara Chiara ai Ferragni corti. Che ci fa trovare oggi, 6 gennaio, Nostra Signora dei Miraggi nella calza della Befana? Uhm, vediamo. Toh: c’è un pandoro! No, non va, è scaduto, è di quelli tornati indietro dopo la brutta storia della beneficenza a se stessa (1 milione) invece che ai bimbi chemioterapici.

Aspetta, ci son delle uova di Pasqua: macché, avariate pure quelle, stessa roba, ma coi piccoli autistici, Dolci Preziosi, ma mica per loro (1,2 milioni per lei). Allora prendi almeno la Bambola Chiara Puffosa, la cosiddetta bambola Trudi. Naaa, anche quella non va bene, quella di Giochi Preziosi (tutto prezioso nel Barby World di Blonde Salad), le sta dietro la Finanza (informa oggi la Verità) perché non si è capito se il promesso sostegno ai bullizzati sia poi arrivato davvero. Lo stesso dubbio che cova a proposito del cachet sanremese, che doveva pervenire a una associazione di tutela delle donne ma adesso la procura di Milano vuole vederci chiaro, anzi Chiara.

E va beh, prendi almeno i gioielli Ferragni. Ma quando mai, Morellato voleva rispedirglieli tutti indietro, non ne ha venduto mezzo e poi dice che è tutta paccottigia, robetta da bancarella. Uffa, però. Che rimane in questa Calza? Oh, ma c’è il Bmw full electric! Bello, luxury, ma al momento non disponibile: la pubblicità è stata rimessa nell’armadio, sono tempi difficili, interlocutori, la faccia da un milione di euro non tira più come prima. E la bottiglietta con la bibita più famosa del mondo? Stessa roba, in ghiacciaia, se ne riparlerà se mai. E gli occhiali Safilo? Eh, quelli non li vedete più, l’azienda ci ha ripensato, è tornato suoi suoi passi, un po’ a tentoni. Il crepuscolo degli sponsor.

E niente, nella calza di Chiara ci stanno solo buchi, flop, latitanze. Deserti pure i negozi, scusate, gli store, e le commesse, acide: “È solo perché piove e la gente sta in vacanza”. Sì, sì, piove. La gente passa, identifica, tira dritto. Altro che declino, questo è un declivio, un precipizio, uno strapiombo. Vedi a baloccarsi troppo. Bevi la Coca-Cola, con tutte quelle bollicine che davi ai fansss, i followersss, i babbionesss che adesso non ti vogliono più e solo a sentirti nominare fingono di non averti mai conosciuta, anzi consumata. Sic transit gloria mundi virtualis: tutto che diventava oro, adesso, improvvisamente, ogni cosa che tocca diventa fascicolo.

E hai un bel collezionare le difese pelose di Fazio, gommose di Donatella Versace, fluide di Matano, non so che di certa Elisa D’Ospina, che si agita tanto pro Chiara sua, ma forse bisognerebbe informarsi dalla Sciarelli: la roba resta sugli scaffali oppure prende il primo spedizioniere che la rimanda al mittente. Certo non è la sola, ma questa è la dura legge del capitalismo, quello vero, delle cose, non il woke del fumo solidale e dell’aria fritta: quando smetti di vendere te stesso e ci provi con gli oggetti vai a scatafascio perché semplicemente non lo sai fare, la leggenda della bocconiana da tram non soccorre più, la regola della concorrenza è spietata, un articolo o è buono o te lo tieni, un oggetto vero non lo puoi passare al fotoshop, ai filtri, l’acqua puoi farla pagare 8 euro ma acqua lisssia resta, le ciabattine cinesi da 10 centesimi puoi chiamarle come ti pare, Pink, Salad, Special Edition, ma non li valgono i 15 euro e non ci son santi.

Consolati, Blonde Influencer, sei in degna compagnia: anche Sfera Ebbasta, influencer rap, ha preso un buco tracotante con i suoi hamburger. Facevano cagare, come le sue filastrocche. Era una che poteva chiamare Mattarella e farci un selfie: di botto si riscopre un Pasquale Ametrano ossigenato: a quello, povero cristo, ogni cento chilometri spariva qualcosa: “I bborchie… u mangianistri cu i cassett… u tergricristall… Nnenti!”. A lei, per ogni beneficenza che non c’era (o comunque resta da appurare), adesso si smaterializza un contratto: e rischia di finire come Fantozzi al casinò col Semenzara, che a colpi di fiches, da impiegato di dodicesimo livello arriva fino alla dirigenza e poi il culo gira storto e via via perde la serra di piante di ficus, il naif cecoslovacco, il doppio dittafono, la poltrona in pelle umana e ruzzola mestamente per terra.

Beh, alla Bionda dalla multa salata non succederà, gli investimenti almeno quelli sono solide realtà, però il concetto è lo stesso. Sì, d’accordo, ma cosa rimane nella Calza Bocconiana della Maga Maghella (degli errori) della comunicazione? Eh, beh, quando una ha fatto la cattiva, ma proprio tanto cattiva, non resta che il carbone. Però non di prima qualità. Carbone cinese, magari per una campagna ecologista. La torba. La lignite. Vedi la vita quanto è ingrata: dalla Coca al Coke è un attimo. Volevano metterla sugli altari, se la litigavano, io Chiara Ferragni me la porto a scuola: adesso ogni giorno ha la sua disdetta e ci vogliono tutte quelle, tutte quelle medicine: antiacidi, Maalox, Pantoprazolo. Ecco, potrebbe sponsorizzare quelli. Piccolo spazio pubblicità.

Max Del Papa, 6 gennaio 2023

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