Medvedev è fuori di testa e non ha capito niente: l’Occidente non è degenerato, è rincoglionito; è fottuto, come diceva Franz di Ciccio a Jerry Calà – ed erano i primi anni Ottanta, figurati adesso. Adesso che viene fuori l’ennesima trovata da manicomio, ma guai a dirlo, si passa per pazzi: la Nazionale Italiana Curvy Calcio, fondata da Francesca Angelo da Corsico, in provincia di Milano, e dall’allenatore Moreno Buccianti. Le motivazioni sembrano uscite dall’internazionale situazionista: “Vogliamo sfatare lo stereotipo secondo cui le donne curvy non amano fare attività fisica e non si curano di se stesse – dichiara Francesca Angelo – Con la nostra grinta dimostreremo che invece siamo sempre pronte a migliorarci. Curvy sì, ma in salute”.
Ecco, brave, come diceva Maurizio Ferrini. Ma santo cielo, ma che bisogno c’è? Chiaro, poi ciascuno fa quello che vuole e i campetti improvvisati, del Parco Lambro o di Segrate dietro Milano 2, così come di tutta Italia, son pieni di uomini e donne curvy, per non dire clamorosamente sovrappeso, che arrancano dietro a una palla, ma insomma quelli lo fanno per gioco, la partitella del sabato e finisce lì (a meno di un infarto): mica per “lanciare un messaggio”. Poi, chi se ne frega, se uno è cicciotto e in salute, tanto meglio per lui. Sta di fatto che lo sport esige, almeno se praticato con ambizioni serie, fisici asciutti e scattanti e non per chissà quali stereotipi discriminatori, ma semplicemente perché è sport: d’accordo, uno deve fare quello che si sente di fare, ma non è che vedi volteggiare sugli anelli libellule da un quintale o fantini/e oversize che montano cavalli stramazzanti o velocisti con 30 kg di troppo da trascinare. È semplicemente ragion di natura e di agonismo, punto, fine.
Poi, si capisce, ci sono i pesi massimi nel pugilato, negli altri sport da contatto, nel lancio del peso e del martello, dove la fisicità estrema è un valore aggiunto (e a volte fa paura). Basta distinguere. Ma tutto per tutti non si dà in natura. Per cui una squadra calcistica di madame curvy (dire “in carne”, chissà perché, sembra offensivo), suona un po’ un nonsenso o comunque una cosa priva di particolare urgenza. Questo Buccianti, poi, dev’essere uno scatenato, uno di quegli entusiasti che non si fermano davanti a niente: già ha creato la Selecao Internazionale Sacerdoti Calcio (c’era già padre Brown impersonato da Renato Rascel, e pure don Camillo, volendo), nonché la Nazionale Italiana Suore Calcio, e chi sa le madonne sui tackle, gli autogol e le reti sprecate.
Mancava la Nazionale Curvy, definizione che già di suo rischia la polemica: “Sappiamo benissimo che appiccicare un’etichetta alle persone è profondamente sbagliato, ma la nostra Nazionale è nata per dare un messaggio diametralmente opposto. Una fisicità ‘generosa’ non è necessariamente legata agli stili di vita sbagliati a cui viene spesso associata nell’immaginario collettivo, come il consumo smodato di junk food. Anche le donne curvy amano lo sport e le abitudini sane”.
Sì, vabbè, ma chi lo discute questo? Va benissimo, va tutto benissimo, ma c’era bisogno di tutto ‘sto can can? Evidentemente sì, cosa non si fa per diventare influencer. “Il progetto è un work in progress, ma con un obiettivo già ben definito”. Che tradotto vuol dire: non sappiamo cosa stiamo facendo, ma da qualche parte ci porterà. Bene bravi. A volte certe trovate hanno l’aria di voler cercare lo scazzo, la polemica. Tipo, ricordate, quei due neri, padre e figlio, dentisti, che in “Scappo dalla città” partecipano a uno di quei progetti di avventura per cittadini annoiati e si imbattono in un candido Billy Crystal: “Salve! Voi di che vi occupate?”. “Siamo dentisti e siamo neri, non facciamone una questione, ok?”. “Figliolo, lui non ha fatto nessuna questione, stai facendo tutto da solo”.
Va bene, viva la Nazionale di Calcio Femminile Curvy, però, per essere davvero rispettosi delle diversità, bisognerebbe metterci dentro: qualche seccona, chiedo venia, skinny, tipo Fassino, molti colored, di tutte le tinte, e, quanto alle qualità sessuali, dovrebbe essere obbligatorio coprire l’intero spettro, costantemente in work in progress perché si trova sempre qualche nuova sfumatura. Se no anche la Nazionale in carne diventa sinonimo di esclusione, di razzismo e chi sa che altro.
Invece, dalle prime foto pare che codesta Nazionale sia fatta tutte di femmine bianche occidentali e non diciamo tossiche perché quella è roba da uomini. A proposito: un tempo si diceva che il calcio è uno sport maschio: beh, dimenticatevelo, è roba che vi arriva la Digos a casa. E poi si sa che le ragazze, quando vogliono, pestano come fabbri, anzi fabbre: con piena ragione, perché si tratta di emanciparsi una buona volta dal patriarcato calcistico globalista che da tremila anni costringe le donne ad una condizione di subordinazione tecnica, tattica e atletica. Ah, ma con la Nazionale Curvy è cambiato il vento e stavolta, caro maschio tossico e obeso, per te è proprio finita.
Max Del Papa, 8 giugno 2022