Le persone più attempate ricorderanno senz’altro “Pietre”, una delle canzoni simbolo del drammatico Festival di Sanremo del 1967, passato alla storia per il presunto suicidio di Luigi Tenco. Un brano piuttosto dirompente per l’epoca, interpretato da Antoine e Gian Pieretti, il cui testo sembra coincidere alla perfezione con l’attuale, tormentata vicenda di Elly Schlein, la segretaria movimentista del Partito democratico che proprio non riesce ad azzeccarne una.
“Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre pietre in faccia prenderai”, così comincia per l’appunto l’allegra canzonetta di protesta.
Tant’è che la povera leader del più litigioso partito italiano, senza soluzione di continuità, non fa altro che ricevere pietre in faccia sia all’interno del Pd e sia tra i suoi riottosi pseudo alleati grillini del campo largo, alias campo santo. In quest’ultimo caso, incurante del fatto che con l’approssimarsi delle elezioni europee era inevitabile che Conte e scappati di casa cercassero di distinguersi – dato che vige il sistema proporzionale -, la segretaria Italo-svizzera-americana le pietre in faccia se l’è proprio cercate, ostinandosi a rilanciare un accordo politico con i campioni dell’onestà auto certificata.
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Non solo. La geniale Schlein, evidentemente sempre molto incompresa anche in casa propria, si è distinta per un “magistrale”, doppio bluff politico, tale da far impallidire il più scaltro giocatore di poker alla texana, che certamente non verrà ricordato negli annali del Partito democratico. In primis, sembra che abbia tentato di soffiare alla sinistra radicale la candidatura di Ilaria Salis nelle medesime europee di giugno, per poi, dopo aver ricevuto da molti suoi colleghi di partito una buone dose di pietre in faccia, dichiarare ai quattro venti che “la sua candidatura non è in campo”.
Infine, dopo aver tentato di far passare il suo nome nel simbolo elettorale, ricevendo in questo caso una vera e propria mitragliata di pietre dai suoi compagni di avventure, ha cercato di mettere una toppa che è sembrata peggiore del buco: “È stato proposto di inserire il mio nome nel logo, si è aperta una bella discussione, ringrazio chi ha fatto questa proposta, ma penso che il contributo lo possa dare correndo accanto a loro, in questa lista. Una proposta più divisiva che rafforzativa e non ne abbiamo bisogno”.
D’altro canto, Romano Prodi, che a quanto pare avrebbe guidato la sollevazione mossa nei confronti della Schlein, non ha avuto tutti i torti nel sostenere l’estrema contraddittorietà di un partito che alza barricate contro il premierato proposto da Giorgia Meloni, mettendo poi il nome della sua leader nel simbolo elettorale.
Pertanto, considerando che in ogni formazione politica chi sta ai vertici qualche pietra è comunque destinato a beccarsela, sotto questo profilo, avendo accettato di guidare una compagine in cui pullulano i volponi navigati, la povera e sempre più confusa segretaria rischia di venire, politicamente parlando, assai presto lapidata e rispedita a organizzare i suoi ben più confacenti movimenti di protesta.
Claudio Romiti, 22 aprile 2024
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