I commenti del ministro Lollobrigida sui poveri che mangiano più sano dei ricchi non erano una svista perché anche Ignazio La Russa conferma che la linea, forse non del governo, ma di FdI è che mangiare pesce e carne (“le pietanze costose”) non è salutare come mangiare pasta e ricotta, con benefici sia al portafoglio che alla salute.
Purtroppo, come notava La Russa, all’estero non c’è questa consapevolezza, per cui ad esempio quando si invitano i premier esteri in Italia alle vare riunioni come il G7 (vedi sotto il menu di quello tenuto a Siracusa tempo fa), si è costretti a rifilargli anche quattro costose pietanze a base di pesce.
Anche al recente meeting in Giappone, Meloni è finita in un pranzo, come si può leggere qui su CNN, a base di ostriche, caviale e altre “proteine nobili”, tra cui una famosa e rara carne di vitello chiamata “Hiba Beef”, che viene solo da vitelli di colore nero di una razza particolare, allevati rigorosamente al pascolo in una zona senza inquinamento e dove la qualità di aria, acqua e erba è la migliore in Giappone.
I leader politici quando si ritrovano sono “costretti “a deglutire ostriche, caviale e carni di alta qualità allevate in modo naturale e senza tracce di prodotti chimici, come fanno i miliardari, per ragioni di status. Ma in realtà, non c’è bisogno di pesce e carne di qualità allevate in modo naturale, che costa molto di più di quelle industriali. Si può mangiare un sacco di carboidrati che costano molto meno, con melanzane, pomodori e formaggio presi ad un discount.
Questo chiarimento rassicura le famiglie di lavoratori e pensionati o giovani appena assunti a 1.000 euro al mese, che si ritrovano un’inflazione dei generi alimentari per il secondo anno superiore al 15% medio in Italia, per cui si accontentano di spaghetti al pomodoro con una spruzzata di parmigiano.
Sì, perché, in realtà, forse il tema più che la dieta a base di farinacei è l’inflazione, che adesso in Italia per il secondo anno è più alta che in quasi tutti i paesi al mondo, persino più di Brasile o Messico e in Europa come si vede è sopra la media.
Alcuni paesi hanno inflazione pari o un poco superiore alla nostra, come Austria, UK, Svezia o Paesi dell’Est; tuttavia, c’è una piccola differenza con l’Italia di cui non si parla mai. Se uno va a controllare da loro gli stipendi aumentano, anche del 7% l’anno come in UK. In Italia siamo sull’1,7% e quindi al netto dell’inflazione gli stipendi medi calano di quasi il 5%.
Da qui viene, saggiamente, la linea del partito di maggioranza del governo Meloni, di sottolineare i pregi, per chi ha redditi bassi, di una dieta vegetariana con contorno di ricotta. Ovviamente un bicchiere di vino non si nega a nessuno.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 27 agosto 2023