L’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio ha avviato un approfondimento interno nei confronti di Christian Raimo in seguito alle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dal docente romano alla trasmissione televisiva L’aria che tira. Ospite del programma tv di La7, il professore del liceo Archimede si era infatti lasciato andare ad affermazioni molto forti, che certamente mal si addicono a chi di professione fa l’insegnante.
Ripercorrendo le vicende dell’ormai arcinoto caso di Ilaria Salis, nel corso del suo intervento, Raimo si era avventurato in dichiarazioni stracariche di odio e di incitazioni alla violenza: “Cosa bisogna fare coi neonazisti? Per me bisogna picchiarli”. Ed ancora: “Per me è giusto picchiarli. Io insegno ai miei studenti che la democrazia è arrivata da un’opposizione seria al nazismo”. Un linguaggio da estremista irriducibile più che da insegnante, inaccettabile da parte di chi svolge il delicato ruolo di educatore, che la scuola non può minimamente permettersi di tollerare, o, ancora peggio, di avallare.
Lo stesso Raimo, da docente qual è, sarebbe preposto a contrastare ed allontanare qualsivoglia forma di violenza, fisica o verbale che sia, anziché incitare i propri studenti a diventare dei picchiatori con la scusa di dover difendere la democrazia. Ma, evidentemente, il professor Raimo possiede uno strano concetto di democrazia. E, d’altronde, non ci si sarebbe potuto aspettare nulla di diverso, data la natura dell’ideologia a cui il docente romano così orgogliosamente si ispira.
Ma non è ancora tutto. Perché, nonostante l’infelice uscita pubblica delle scorse ore, Christian Raimo pretenderebbe anche che il ministro Valditara si schierasse tout court dalla sua parte, così da schermare le critiche e gli attacchi piovutigli addosso. Ora, premesso che le intimidazioni e la violenza non vanno mai bene, neppure se rivolte verso un soggetto che proprio sulla violenza e con la violenza vorrebbe costruire e conservare le democrazie, risulta comunque difficile immaginare come mai l’istituzione scuola avrebbe potuto difendere a spada tratta un insegnante che prima incita sfrontatamente alla violenza, e poi piagnucola se il ministro prende le distanze da certe affermazioni propagandate con la scusa del diritto alla libertà di insegnamento e della scelta dello stile educativo.
Ma di quale caspita di stile educativo parla Raimo? Lo stile di chi vorrebbe indottrinare gli studenti abituandoli all’uso di linguaggi e atteggiamenti tipicamente eversivi? O la libertà di insegnare loro l’odio e la violenza anziché la tolleranza e il rispetto? No caro professor Raimo, questo non può essere considerato insegnamento, ma brigatismo bello e buono, che, in quanto tale, deve essere tenuto a debita distanza da tutte le istituzioni scolastiche e universitarie. Ragion per cui, fa bene il ministro Valditara ad intervenire, compiendo tutti gli approfondimenti del caso, ed adottando, laddove necessario, tutti i provvedimenti opportuni.
Salvatore Di Bartolo, 7 aprile 2024
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