La cancel culture all'occidentale

Premio Strega, Draghi corregge Di Maio: voleva bandire lo studioso russo

Prima la Farnesina esclude dal premio Strega lo studioso Evgenij Solonovich, poi la marcia indietro voluta da Palazzo Chigi

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Il premio è lo Strega, la caccia è alle streghe. Russe. Non poteva esserci circostanza più emblematica della prestigiosa kermesse letteraria, per mettere in scena un altro capitolo della ridicola psicosi che sta colpendo l’Occidente, dove ormai si fa a gara a epurare i russi. Quelli morti, come Dostoevskij, e soprattutto quelli vivi, come Evgenij Solonovich.

Il più grande italianista russo, 88 anni, era stato infatti inizialmente escluso dal comitato organizzativo del premio Strega per volere della Farnesina, che coordina la partecipazione degli Istituti italiani di cultura all’evento. Insomma, il responsabile ultimo della decisione era Luigi Di Maio. Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere: Giggino, l’uomo che bisticciava con i congiuntivi, voleva mettere al bando un mostro sacro della letteratura, che ha tradotto in russo Dante, Petrarca, Ariosto, Montale, che conosce a memoria i libretti di Puccini, Rossini e Verdi e che ama profondamente il nostro Paese.

Ma cosa c’entra la cultura con la guerra? Roma pretendeva forse una pubblica sconfessione di Vladimir Putin da parte di Solonovich? Stiamo diventando il mostro totalitario e oscurantista che diciamo di voler combattere? Continuando di questo passo, cosa rimarrà a distinguere la nostra cancel culture dalla manipolazione propagandistica della realtà che opera il regime di Putin?
Tra l’altro, il paradosso, denunciato da Olga Strada, ex direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Mosca, è che lo studioso punito solo per la sua nazionalità, invero, è nato in Crimea, oggi formalmente territorio ucraino, benché annessa illegalmente dalla Russia nel 2014.

Alla fine, a correggere lo zelo di Di Maio, è dovuto intervenire direttamente Mario Draghi, che in queste ore è a Washington per incontrare il presidente Usa, Joe Biden. Il ministero degli Esteri, infatti, ha annunciato di aver ritirato il veto su Solonovich e, come si apprende dal Corriere della Sera, la marcia indietro sarebbe scattata su esplicita richiesta di Palazzo Chigi. Ci voleva il “nonno” della Repubblica per portare a più miti consigli il capo della nostra diplomazia, che si era già distinto per aver dato del “maiale” (anzi, peggio di un maiale) a Putin. Evidentemente, Mr Farnesina pensa che questa guerra sia un videogioco…

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