Esteri

“Preparatevi alla Terza guerra mondiale”. Il dossier che smaschera la Cina

Il saggio del politologo Zheng Yongnian certifica le mire imperialistiche di Xi Jinping

Cina © kool99 e pawel.gaul tramite Canva.com

La Cina si prepari, la Terza guerra mondiale scoppierà in Asia, nel Pacifico con ogni probabilità. Parole e musica di Zheng Yongnian, autorevole studioso della geopolitica vicinissimo al presidente cinese Xi Jinping. Nel suo saggio “La terza guerra mondiale e la polveriera asiatica”, il professore cinese teorizza l’imminente scoppio di un conflitto globale che vedrà impegnato in prima linea il Dragone a causa dell’imperialismo aggressivo degli Stati Uniti.

“Una nuova forma di guerra fredda è già iniziata tra le superpotenze. La domanda da porsi è: quale sarà il principale terreno di battaglia della terza guerra mondiale? Sotto ogni prospettiva, sarà l’Asia-Pacifico”, si legge nel testo. Perché proprio il Pacifico? Su questo punto Zheng Yongnian sembra non avere dubbi: “La ragione è semplice. Questa parte del mondo possiede tutti gli elementi suscettibili di scatenare una guerra mondiale. Possono essere riassunti così: interessi economici, Stati Uniti, una versione asiatica della Nato, modernizzazione militare e nazionalismo. In altri termini, gli Stati Uniti stanno diventando un significativo promotore della guerra in Asia”.

Ma perché gli Usa dovrebbero volere lo scoppio di un conflitto nel Pacifico? Secondo il punto dell’esperto cinese, per risolvere i loro problemi interni. “Se partiamo dalla considerazione che l’America non può risolvere i suoi gravi problemi interni attraverso la rivoluzione, allora la guerra esterna diventa più probabile. Nei tempi moderni, rivoluzione e guerra esterna sono state le due soluzioni principali ai problemi interni, e non c’è ragione per sottovalutare la possibilità che l’America vada in guerra per risolvere i suoi problemi”.

Di più: Zheng Yongnian è convinto che nelle intenzioni statunitensi la Cina sia già da tempo destinata a prendere il posto che fu dell’Unione Sovietica e diventare il nuovo nemico giurato dell’Occidente. “Il crollo dell’Unione sovietica, la fine della guerra fredda dopo mezzo secolo, significava la scomparsa del nemico tradizionale. Da allora l’America ha cercato di ridefinire il proprio nemico, ed è la Cina. Quando arrivò al potere George W. Bush la politica estera dei conservatori aveva come bersaglio la Cina. Fu solo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 a cambiare la focalizzazione strategica e a rinviare la strategia asiatica degli Stati Uniti.”

Oggi, a quasi un quarto di secolo dall’attacco terroristico dell’11 settembre, secondo Zheng Yongnian gli Stati Uniti sarebbero pronti a spostare le loro mire espansionistiche nel Pacifico ed arrivare allo scontro frontale con la Cina. “L’Asia è di fronte a un pericolo di guerra senza precedenti. La situazione si sta deteriorando rapidamente. La Cina si trova nell’occhio del ciclone. Visti gli sconvolgimenti geopolitici, il nostro popolo capirà cosa sono i cambiamenti mai visti da un secolo”.

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In sostanza, secondo l’analisi vittimistico-propagandistica di Zheng Yongnian, la Cina si troverà ben presto a fare i conti con le sfrenate ambizioni degli Stati Uniti che finiranno per scatenare un conflitto globale con epicentro nel Pacifico. Nel frattempo, però, il Dragone, descritto nel saggio dello studioso cinese alla stregua di una vittima dell’imperialismo a stelle e strisce, mobilita aerei e navi da guerra e torna ad accerchiare Taiwan per rivendicare la propria sovranità su un territorio che la Repubblica popolare vorrebbe tanto annettere al proprio.

Insomma, da un lato i cinesi lavorano alacremente per assecondare le loro ambizioni imperialiste ed estendere il loro dominio territoriale su Taiwan, e dall’altro mettono furbescamente le mani avanti imputando preventivamente agli Stati Uniti tutte le responsabilità di un eventuale futuro conflitto nel Pacifico.

Salvatore Di Bartolo, 14 ottobre 2024

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