Per un’intera giornata il mirino rosso della sinistra è passato dalla Meloni a Berlusconi. Nonostante l’inutile crociata contro la fiamma tricolore sul simbolo di Fratelli d’Italia, la giornata di ieri si è contraddistinta per le polemiche sulle “pericolose” affermazioni del Cavaliere su Sergio Mattarella. “Se entrasse in vigore il presidenzialismo – ha detto il leader di Forza Italia a Radio Capital – penso che sarebbero necessarie le dimissioni del presidente Mattarella per andare all’elezione diretta di un nuovo presidente che, guarda caso, potrebbe essere ancora lui”.
Apriti cielo. La sinistra è insorta e per voce di Enrico Letta ha mostrato tutto il suo disappunto: “Destra pericolosa”. I “sinceri democratici” non hanno perso tempo nel delegittimare Berlusconi accusandolo di aver messo in seria discussione non solo la figura del Capo dello Stato ma anche la tenuta dell’intero sistema democratico. Un vero e proprio putiferio politico che ha visto la reazione di vari costituzionalisti tra i quali Michele Ainis, non certo un pericoloso sovranista di destra, che all’Agi ha detto: “Se si passa a un sistema presidenziale il Presidente deve andare via, o perché la legge stabilisce l’immediata decadenza, oppure – come dicevamo ed è l’ipotesi più auspicabile – la riforma dovrebbe entrare in vigore nella prossima legislatura, ma anche in quel caso Mattarella non so se accetterebbe di continuare un interregno, tanto più se questo dovesse passare per un referendum”. Insomma, per Ainis, Berlusconi avrebbe detto un’ovvietà, niente di cui rimanere sorpresi.
Di tutt’altro avviso è invece Alfonso Celotto, costituzionalista e professore di Diritto costituzionale all’Università degli Studi Roma Tre, che sentito da Nicolaporro.it dice: “Serve un’articolata riforma costituzionale per passare a un presidenzialismo all’americana o a un semipresidenzialismo alla francese. Un processo che richiederebbe almeno 2-3 anni e che comunque entrerebbe in vigore dalla legislatura successiva, quando Mattarella si troverebbe ormai verso fine mandato. Basti pensare a quello che è successo con il taglio dei parlamentari, una volta passato il referendum nessuno di quei parlamentari è decaduto sul momento ma con l’inizio della nuova legislatura, infatti dal 26 settembre ci ritroveremo un Parlamento dimezzato. Mattarella non rischia assolutamente nulla“.
Ma il centrodestra riuscirà ad avere una maggioranza tale da poter riformare la Costituzione, aprendo così la strada al presidenzialismo? “Il centrodestra – prosegue Celotto – difficilmente ce la farà da solo visto che serve la maggioranza dei due terzi delle Camere. Tutto dipende anche dal Terzo polo, chissà se Renzi e Calenda saranno della partita”. E chi, come Gustavo Zagrebelsky, sostiene che il presidenzialismo potrebbe tradursi in un regime autoritario? “Ma no, non scherziamo, con il limite rigoroso dei mandati e con organi di bilanciamento del potere, non ci sarà nessun rischio di incorrere in un regime”.