Cronaca

Preso per rapina, poche ore dopo pesta i poliziotti. L’ira degli agenti

A Roma un senegalese ha aggredito quattro poliziotti e ha danneggiato un camion e tre auto in sosta

sengalese aggredisce polizia © Monstera, cocoparisienne ed Elnur tramite Canva.com

Ieri a Roma un senegalese di 31 anni ha danneggiato un camion e tre auto in sosta per poi accanirsi contro la vetrina di un negozio in via Tiburtina. Per bloccarlo sono intervenuti i poliziotti delle volanti che lo hanno arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, visto che al loro arrivo il giovane ha ben pensato di riempirli di calci e pugni. Quattro agenti sono stati costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso a causa delle contusioni riportate. Solita storia di cronaca, direte. Vero. Però l’assurdo, o forse ormai va chiamata normalità, è che la stessa mattina lo stesso senegalese era stato processato per direttissima per una rapina. La domanda che molti si pongono è: perché allora era libero di sfasciare auto e pestare poliziotti?

Ci risponde Andrea Cecchini, segretario di Italia Celere.


È più normale che assurdo, ormai! E pensare che se i poliziotti avessero messo le manette al “poveretto malcapitato” di turno avrebbero rischiato anche fino al reato di tortura mentre, finendo all’ospedale feriti e malconci, l’aggressore se la cava comunque con una resistenza a pubblico ufficiale: praticamente nulla!

Si comprende facilmente la sproporzione sociale. Oggi fare il poliziotto è pericoloso più per le conseguenze penali e disciplinari che per le ferite riportate che, sembrerà pure assurdo, a volte ci salvano. Che paradosso!

Continuo a pensare che non sia un caso che accada tutto ciò, una spiegazione dovrà pur esserci ma non la conosciamo, in questo Paese si è invertita la rotta del buon senso per cui usare violenza contro un poliziotto è diventato una nota di vanto e lode, tanto chi lo fa se la cava con una pacca sulla spalla. Ma se questo succedesse ad un magistrato o ad un politico la risposta dell’opinione pubblica e dello Stato sarebbe la stessa? O qualcuno forse vuole dirci che ci sono differenze sociali?

Se un cittadino viene arrestato per rapina e il giorno dopo è libero e ne commette un altro, simile o peggiore che sia, non conta, allora le cose non vanno per il verso giusto. Dov’è la certezza della pena? Se poi i poliziotti rischiano il posto di lavoro solo per fare il proprio lavoro cosa festeggiamo a fare il primo maggio i diritti dei lavoratori? Nel Paese dei controsensi oggi è più tutelato il cattivo che il buono e noi possiamo anche non essere considerati buoni per l’opinione pubblica ma il cattivo ha già deciso di esserlo.

Andrea Cecchini – segretario sindacato “Italia Celere”