Politica

Prima insulta, poi piange: Raimo professione vittima

raimo © Anton Fratila's Images tramite Canva.com

Può un professorino dell’estrema sinistra militante paragonare un ministro a una morte da cartone animato e dire che va colpito, va abbattuto? Se lo fa è segno che crede di poterlo fare e infatti avendolo fatto lo avevano candidato i soliti che non si fanno mancare niente, i responsabili di Soumahoro e Ilaria Salis, una che a sua volta va al centro teppistoide Askatasuna a dire che bisogna fare la lotta al governo “con qualsiasi mezzo”. E lì dentro chi vuol capire capisce e capisce quello che vuole. A questo Christian Raimo, da intellettualino di nicchia del secolo scorso, non è arrivata l’elezione ma la sospensione: dall’insegnamento per tre mesi con stipendio dimezzato.

E gli va ancora bene perché è roba da licenziamento immediato con radiazione, ma siamo in Italia dove se accumuli un congruo numero di condanne antifasciste e antiborghesi, la borghesia milanese e romana ti manda all’Europarlamento. Anche il nostro Raimo è un borghesotto e non gli rimane che giocare al vittimone. Perché che si sia stancato di predicare la sovversione ai liceali, che voglia seguire la occupatrice seriale Salis a Bruxelles non c’è dubbio e ci riproverà. L’ufficio scolastico regionale che lo ha sanzionato quasi se ne scusa: “Le dichiarazioni di Raimo nei confronti del Ministro Valditara non possono essere considerate una critica costruttiva” dice Anna Paola Sabatini, Direttore Generale dell’USR Lazio. Critica costruttiva? Uno che alle feste di partito e speriamo non anche in aula dice “quel ministro è un cialtrone, un lurido, uno debole da colpire, come la Morte Nera di Star Wars”?

La critica costruttiva ha stufato, sa di sacrestia e in ogni caso vediamo le cose per quelle che sono: un insegnante che fa proclami da lotta armata, cosa che piace almeno a una parte dei suoi degni studenti i quali “scendono in sciopero” con tanto di striscione perché “le opinioni non si processano”. Quali opinioni? Un docente in fama di scrittore non ha a disposizione un corredo lessicale meno rozzo per esprimersi? O cerca meriti? I demiurghi, la solita ditta elettorale del peggio, Fratoianni & Bonelli, a sua volta gridano alla repressione, al regime. Talmente regime che questo lo avevano candidato e proprio in virtù di certe sparate, tutto tranne che inedite. Raimo è uno che ci marcia, va in televisione a dire, per difendere la compagna Salis, imputata di tentato omicidio in Ungheria: ha fatto bene, i nazisti vanno picchiati.

Siamo, more solito, alla farsa e cialtronesca farsa: se io di Raimo, di Bonelli&Fratoianni dico che sono due da far fuori, due imbelli ma luridi, pericolosi, loro che fanno, mi invitano a cena? Ma se il compagno Bonelli querela perfino chi gli dà dell’incompetente in materia ambientale. E passi per la latitanza di dignità dei liceali organici, ma la vera tragedia di questo Paese è che tocca sempre spiegare l’ovvio, il chiaro, quello che non ha bisogno di essere spiegato: “L’offensività delle dichiarazioni – si dilunga la dirigente – assume un carattere di particolare gravità quando sono indirizzate a un rappresentante delle istituzioni. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che tali affermazioni sono state proferite da un docente. I docenti ricoprono un ruolo fondamentale nella formazione delle giovani generazioni e dovrebbero rappresentare un esempio di comportamento etico e civile per gli studenti. Incoraggiare il rispetto e la tolleranza è parte integrante della loro missione educativa”. Molto edificante, molto da Libro Cuore, e come tale molto patetico. Come a dire, dietro il burocratese di prammatica: scusateci eh, ma proprio non potevamo far finta di niente, stavolta il compagno Raimo ha davvero esagerato.

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Se ha esagerato, vada fuori dalle balle lui con le sue provocazioni ginnasiali. Cattivo maestro, pessimo professorino, ma non il solo. Dal dire e disdire, dal qui lo dico e qui lo nego, dal “sono stato frainteso” in presenza di duecento testimoni, siamo scivolati velocemente a dar la colpa all’intelligenza artificiale, ma già proiettati al possibilismo sovversio: il capo del sindacato piddino, Landini, incita alla rivolta sociale e anche lui lo fa sapendo di poterlo fare e contando di accumulare crediti elettorali (pure questo si è stufato di andare a braccetto con Draghi, Elkann e Tavares pigliando per i fondelli gli operai, sogna Bruxelles come i Dik Dik sognavano California).

Non dice rivolta fiscale, dice sociale e chi vuol capire capisca quello che vuole. Subito la sinistra lo difende, accusa di censura e malafede la destra che se ne indigna. E nessuno a destra che sappia uscire dal linguaggio questurino, dal burocratese, nessuno capace di uscire dalla trappola ribattendo che la malizia c’è ma è di Landini fin che non precisa, non pone dei paletti: evocare la rivolta sociale, senza precisare altro, lascia aperto un ventaglio di suggestioni pericolose a delizia delle orecchie degli esaltati e dei provocatori. Landini lo sa come lo sa Raimo. Ma giocano al fumo negli occhi, al fraintendimento dei perversi, fanno le vittime.

Max Del Papa, 7 novembre 2024

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