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Prima l’italiano - Seconda parte

È vero che l’Italia è ferma e addirittura in recessione ed è verissimo che il governo non sa che pesci prendere e non ci salveranno di certo dei “fini dicitori. Non possiamo pretendere di avere Gadda al governo.  E, tuttavia, esprimersi bene in italiano – soprattutto nell’epoca del sovranismo, neologismo che è già un brutto italiano – vuol dire lavorare meglio su di sé, sapersi orientare, capire e, come diceva quel tale, indicare alla mosca la via d’uscita dalla bottiglia. Forse, prendendo spunto da Di Maio, nel senso di Maria Alessia, si potrebbe e si dovrebbe cambiare l’ormai famoso e famigerato slogan di Matteo Salvini: “Prima l’italiano”.

Giancristiano Desiderio, 7 aprile 2019

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