Rassegna Stampa del Cameo

Primi 100 giorni del governo Conte: diamo i voti

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Dopo i primi cento giorni è d’uso fare un bilancio dei risultati del nuovo governo e assegnare dei voti. Non essendo né un globalista, né un sovranista, ma un apòta, ho una certezza: con questa mia analisi, mi farò ancora più nemici (intellettuali ovvio, non si può essere nemici di un vecchio signore mite e banalmente perbene come me) di quanti già non ne abbia. Ho molta simpatia verso quelli che mi criticano, so che non ce l’hanno con me come persona, ma mi vedono come la loro coscienza critica. Io lo so, e li capisco, vivono terrorizzati per quello che potrebbe essere il loro futuro, timorosi di perdere quei quattro privilegi in croce, di ruolo o economici, che si sono guadagnati, ma che verranno loro sottratti (svalutazione dei loro beni, già in corso, e patrimoniale in caso di governo del Presidente). Prendiamone atto, il Ceo capitalism è un Cancro, credetemi, parlo con cognizione di causa.

Ciò premesso ecco i miei giudizi, e voti, sui primi 100 giorni del governo Conte.

1. Comprensione dello scenario dato: voto 4. Non ci si può presentare come governo del cambiamento se non si sa come funziona il Ceo capitalism. Bisognava spiegare agli elettori cos’è questo modello, indicando una strategia che prevedesse, tatticamente: a) l’assoluto rispetto dei parametri dati, in modo che il “Mercato” se ne stesse tranquillo; b) muoversi solo su riforme a costo zero (tipo migranti, sicurezza, etc.). All’inizio il cambiamento doveva passare di lì, privilegiando il gioco di sponda all’attacco diretto.

In altri termini, tenersi in berta, aspettando tempi migliori, la ciccia delle tre riforme strategiche “Reddito di cittadinanza, Flat tax, Legge Monti-Fornero”), cominciando a smantellare parti del modello ove questo presenta le crepe più vistose. Pensiamo solo alla sciagurata scelta di mettere al centro di tutto il consumatore e non il lavoro, che ha impoverito sia la classe media che quella povera, producendo mostruose diseguaglianze strutturali, soprattutto uccidere l’unica speranza di riscatto per i poveracci: l’ascensore sociale.

Invece, sfidando il “Mercato” con chiacchiere in libertà e senza uno straccio di piano strategico, pezzi del governo si sono ridotti a “fare danni pur non facendo nulla”.

2. Politica sui migranti: voto 8. L’aspetto geniale è stato di ribaltare la follia di Matteo Renzi-Emma Bonino di scambiare “flessibilità con accoglienza”. L’unico aspetto sui quali i 27 Paesi dell’Europa si identificano è che la maggioranza dei loro cittadini non vogliono i migranti, punto. La mossa di potenziare la Guardia costiera libica, liberarsi delle Ong acquatiche, in pratica trasferire sul mare libico il modello terrestre Merkel-Erdogan in Turchia è stata la mossa vincente. Bloccare gli arrivi, non cadere nella trappola di Dublino (i loschi fingono di non sapere che la “ripartizione” riguarderebbe solo quattro gatti, non i migranti economici, il 93% del totale).

3. Ilva, Tav, Tap, Alitalia etc: voto 6- –.A condizione che questi dossier si chiudano subito e as it is. Inutile perdere tempo a ripetere processi e analisi vecchi di lustri. Se si volesse essere seri Alitalia la si faccia fallire, e le altre vadano avanti così. Bene l’accordo su Ilva, del quale sia Luigi  Di Maio, sia Carlo Calenda, sia i Sindacati si vogliono intestare il successo, in realtà l’unico vincitore (ha fatto un ottimo business, chapeau!) è Mittal.

4. Comunicazione: voto 6- (media). In dettaglio Giuseppe Conte 7+; Luigi Di Maio 5+; Matteo Salvini 5+. Conte è stato impeccabile come comunicatore, interpretando al meglio la governance in essere “2+1”. Di Maio e Salvini hanno fatto un errore (uno solo, ma mortale): confondere tutti noi cittadini con i loro elettori, immaginare che fossimo tutti sui social a ingurgitare le loro pillole, spesso imbarazzanti. Hanno seguito l’andazzo arrogante di Matteo Renzi del 2014 e si è visto dove questo atteggiamento comunicazionale l’ha portato nell’immaginario collettivo: da speranza politica a cacciaballe tv. Imparate a distinguere fra i vostri elettori, ai quali raccontate pure la vostra storytelling, e noi cittadini che vogliano spiegazioni tecniche, depurate cioè dalla propaganda.

Sono passati appena 100 giorni, quindi le vostre possibilità di ricupero sono ampie ma, sappiate, che l’intelligenza politica e la sintesi dei cittadini è superiore a quella delle élite, e voi tre ormai siete élite.

Riccardo Ruggeri, 7 settembre 2018