Ormai, nelle università americane, il principale obiettivo dei corsi non è insegnare qualcosa agli studenti, ma evitare di offendere la sensibilità delle minoranze. L’ultima follia politicamente corretta arriva da Princeton, l’università di Albert Einstein e John Nash, che ha appena diffuso un annuncio clamoroso: ai giovani che vogliono specializzarsi in lettere classiche non sarà più richiesta la conoscenza del greco e del latino. Lo scopo? Combattere il “razzismo sistemico”.
Direte voi: e che c’entra il razzismo con il greco e il latino, con le versioni di Erodoto e Seneca, di Tucidide e Cicerone? “Potrebbero arrivare persone che non hanno studiato i classici al liceo”, spiegano dall’ateneo, “e potrebbero non avere precedenti esperienze con greco e latino. Pensiamo che avere questo tipo di studenti nel dipartimento renderà più vivace la comunità intellettuale”.
Insomma, siccome ci potrebbero essere giovani, prevalentemente delle minoranze etniche, che al liceo non hanno mai studiato latino e greco, anziché proporre loro dei corsi propedeutici, si abolisce direttamente il requisito della conoscenza delle due lingue antiche per studiare testi letterari scritti proprio in latino e greco. Un po’ come se, per l’iscrizione a matematica, non fosse richiesto di conoscere come si svolge un calcolo: l’abc. Dunque, si squalificano l’istruzione, l’educazione, le radici stesse dell’Occidente, nel nome della lotta al razzismo.
Siamo ben oltre la cancel culture: siamo alla cultura della fuffa. Ne è prova l’altra iniziativa promossa da Princeton: introdurre, nel dipartimento di scienze politiche, corsi su “razza e identità”. Così, il programma di trasformazione della società in un teatro di guerra civile permanente tra gruppi di presunti “oppressi” entra direttamente a far parte del curriculum di studi.