Il giorno più lungo per Matteo Salvini. Oggi, presso la casa circondariale Pagliarelli di Palermo, è attesa la sentenza del processo a suo carico per il caso Open Arms. Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture è sotto accusa per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito per diciannove giorni lo sbarco a Lampedusa di una nave della Ong spagnola con 147 migranti, tra cui minori, a bordo nell’agosto 2019, quando ricopriva il ruolo di ministro dell’Interno.
La Procura di Palermo ha chiesto nei suoi confronti una condanna di sei anni in carcere, mentre i legali di alcuni dei naufraghi hanno chiesto anche un risarcimento danni per i loro assistiti per un totale di oltre un milione di euro. “Le convenzioni internazionali sono chiarissime. Non si può chiamare in causa la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare. Ecco perché i migranti andavano soccorsi, concedendo subito un porto sicuro” si legge nella richiesta di condanna della procuratrice aggiunta Marzia Sabella. Ricordiamo che l’accusa nei confronti del vicepremier è di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio: si tratta degli articoli 605 e 328 del codice penale. La pena prevista dal 605 è di reclusione da 3 a 15 anni, poiché ci sono le aggravanti del reato commesso da un pubblico ufficiale e in danno di minori.
“Non c’è la galera domani. Se mi assolvono, vorrà dire che è stato riconosciuto il mio lavoro. Se mi condannano domani, farò ricorso in appello perché la riterrei una profonda ingiustizia, non a me, al Paese” le parole di Salvini in una diretta social serale. In precedenza, ai microfoni del quotidiano olandese De Telegraaf, aveva marchiato la possibile condanna come “una figuraccia per l’Italia”: “Costituirebbe un pericoloso precedente. I ministri di tutta Europa potrebbero chiedersi se potranno fermare i migranti. Credo che questo sia il primo processo politico in Occidente su una questione politica che, tra l’altro, all’epoca era sostenuta dall’intero governo”.
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Salvini ha ragione: oggi sarà o assoluzione o condanna, ma ci sarà certamente il ricorso. Il vicepremier ha inoltre già reso noto che in caso di verdetto sfavorevole non si dimetterà e resterà al governo. Come previsto dalla Costituzione, gli obblighi di dimissioni vengono applicati solo in caso di condanna definitiva, ossia il terzo grado in Cassazione. Ricordiamo che la decadenza prevista dalla legge Severino è prevista per la carica di parlamentare della Repubblica e non di ministro, qual è il leader della Lega.
Tutto è nelle mani dei giudici della seconda sezione penale presieduta da Roberto Murgia. Nella requisitoria dello scorso 14 settembre, la Procura ha evidenziato “che almeno dal 14 agosto 2019 sussisteva il chiaro e preciso obbligo del ministro italiano e di nessun altro di rilasciare il Pos. Che tale Pos doveva essere rilasciato senza indugio, non un’ora dopo rispetto al momento in cui era stato richiesto; che il diniego avvenne in intenzionale e consapevole spregio delle regole”. E non per ragioni “di natura preventiva o repressiva, nè nella tutela dello stesso migrante ristretto, nè per altro bene tutelato dall’ordinamento giuridico”, o “nel tentativo di proseguire un disegno politico governativo, magari con qualche forzatura giuridica non giusta, ma quantomeno tendente alla giustizia”. Dunque, ha aggiunto il procuratore, “il diniego consapevole e volontario ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio per nessuna, apprezzabile ragione”.
Nella sua arringa, l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini, ha invece ricordato che in quell’agosto l’Italia era in ginocchio e ha quasi pregato di sbarcare i naufraghi, sollecitando in più occasioni l’invio di attestazioni sul disagio dei migranti a bordo. Ma l’invito sarebbe rimasto inascoltato dalla ong poiché il vero obiettivo di Open Arms e del suo leader Oscar Camps non era lo sbarco, bensì la caduta di Salvini come ministro. E per questo motivo quello nei confronti del leader della Lega sarebbe indiscutibilmente un “processo politico”. Anziché sbarcare, la Open Arms avrebbe preferito “bighellonare, come hanno detto le autorità maltesi, tanto da indurre i migranti a buttarsi in acqua, non per suicidarsi, ma per raggiungere la costa”.
Salvini ha incassato la vicinanza del centrodestra, ma non solo. Anche Elon Musk è tornato a parlare del caso Open Arms sul “suo” X: “È assurdo che Salvini venga processato per aver difeso l’Italia”. Questa la replica del vicepremier: “Grazie per la tua solidarietà, Elon Musk. Difendere i confini dell’Italia era un mio dovere e sono orgoglioso di ciò che ho realizzato. Che io venga condannato o assolto, la nostra lotta per la libertà e la sicurezza in Italia e in Europa continuerà”. Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno espresso solidarietà e sostegno, così come il mondo Lega. Tranchant il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa: “Difendere l’Italia è un reato? Per noi della Lega la risposta è e sarà sempre no. Domani sapremo se anche al tribunale di Palermo la pensano così. Noi sappiamo che Matteo Salvini è nel giusto. Lo sappiamo noi, lo sanno gli italiani e lo sanno all’estero. È un processo politico? Ai posteri l’ardua sentenza”.
Franco Lodige, 20 dicembre 2024
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