Scuola

Prof precari e stipendi bassi? Il governo è già intervenuto

L’ottimo lavoro di Valditara è indiscutibile, ma una cosa è vera: l’esecutivo non sa celebrare i risultati che raggiunge

governo © viafilms e Wпаков tramite Canva.com

Strano davvero l’articolo di Salvatore Di Bartolo comparso recentemente su Nicolaporro.it. In esso, l’autore, nell’ammonire il governo a non deludere le aspettative di chi lo ha votato, porta l’esempio dei docenti che sarebbero “sempre più schiacciato tra la morsa del precariato e quella delle retribuzioni ancorate al palo”. Ora, tutto si può dire a questo governo, e nella fattispecie all’azione del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, tranne che non abbia avuto ben presente sin dal primo giorno del suo insediamento il problema sollevato dall’articolo. Anzi lo ha avuto così ben presente da aver subito agito con decisione e fatti concreti, tanto che si può oggi dire, a un anno e mezzo dal suo insediamente, che i risultati raggiunti possono a buon diritto essere considerati straordinari.

Già nel novembre 2022, dopo solo un mese di lavoro, il ministro Valditara ha raggiunto un accordo con le parti interessate che ha portato al rinnovo del contratto per un milione e duecentomila lavoratori della scuola. Il risultato, nonostante sia passato quasi inosservato su molti media, è senza dubbio eclatante, almeno per due motivi. Da un lato, perché erano anni che il contratto aspettava di essere rinnovato senza successo, nonostante lunghe ed estenuanti trattative, sicuramente demoralizzanti per i tanti docenti che nella scuola lavorano facendo quotidianamente il proprio dovere. Dall’altro lato, perché gli aumenti medi di stipendio, pari a circa 124 euro al mese, non possono considerarsi affatto irrilevanti e comunque i più alti fra quelli concessi precedentemente. Questi aumenti, grazie anche al combinato disposto del taglio del cuneo fiscale, raggiungono in alcuni casi i 300 euro, finalmente riducendo il gap o allineando l’Italia agli altri Paesi europei.

Il ministro Valditara ha trovato le enormi risorse necessarie non titubando minimamente nello spostare su questo capitolo di spesa 300 milioni di euro del budget ministeriale. Non solo: nella scorsa finanziaria ha ottenuto risorse per un ulteriore aumento delle retribuzioni del personale della scuola, da inserire nel prossimo contratto. Per i docenti questo nuovo stanziamento dovrebbe comportare altri 160 euro al mese di incremento dello stipendio. Due contratti in un anno e mezzo non si sono mai visti nella storia della scuola italiana. Secondo dati Invalsi, citati nel libro “La scuola dei talenti”, le retribuzioni medie dei docenti italiani avrebbero per la prima volta superato le ultime posizioni in classifica.

Un’azione così decisa come può spiegarsi altrimenti se non con la consapevolezza che ogni seria riforma o riqualificazione della scuola italiana non possa non partire dagli insegnanti, cioè da quegli operatori culturali a cui è affidata la trasmissione del sapere alle nuove generazioni e il cui ruolo sociale è andato negli anni diminuendo per precise scelte politiche? Siamo sicuri che la crisi della nostra società non abbia nulla a che vedere con questa dequalificazione dei docenti, con la perdita del ruolo sociale rilevante che hanno sempre avuto nelle società occidentali?

Per quanto concerne poi il tema del precariato, grazie all’iniziativa del ministro Valditara il governo sta agendo efficacemente per superarare il disallineamento fra il fabbisogno di nuovi docenti e la programmazione dei percorsi universitari abilitanti. I criteri di questa azione, fissati nel Dpcm del 4 agosto 2023, stanno rapidamente prendendo corpo, tanto che lunedì prossimo, cioè l’11 marzo, quasi 400mila candidati saranno impegnati per un concorso che assegnerà ben 45mila posti per le scuole primarie e per le secondarie di I e II grado. Altri concorsi seguiranno a breve, fino a raggiungere un numero elevato numero di assunzioni di docenti di qualità e pronti ad affrontare le sfide che il futuro riserverà al sistema educativo italiano. Articoli come quello di Di Bartolo confermano però un punto. Questo governo, anche a ragione di un sistema della comunicazione ostile e prevenuto, non riesce a comunicare i risultati che raggiunge. Spesso notevoli, come nel caso della scuola.

Corrado Ocone, 8 marzo 2024

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