Esteri

Psicodramma tedesco: Scholz silura Lindner, i possibili scenari

La coalizione del semaforo si è rivelata un clamoroso flop e ora si viaggia verso il voto anticipato in primavera

© kontekbrothers, STILLFX e Wavebreakmedia tramite Canva.com

Titoli di coda per il governo “semaforo” in Germania. Dopo mesi di agonia, di tensione e di scontri alla luce del sole, l’esecutivo guidato da Olaf Scholz è crollato. L’asse composto da socialdemocratici, verdi e liberali si è sfaldato definitivamente con il licenziamento del ministro delle Finanze Christian Lindner. Un ministro “irresponsabile” secondo il cancelliere: Lidner aveva proposto di andare a nuove elezioni durante il vertice della coalizione che, nelle intenzioni, doveva servire a ricompattare il governo.

“Sono costretto a fare questo passo per prevenire danni al nostro Paese. Abbiamo bisogno di un governo efficace che abbia la forza di prendere le decisioni necessarie” ha spiegato Scholz nella conferenza stampa convocata ieri sera. Lindner, leader dei liberali dell’Fdp, aveva presentato un documento sulle nuove iniziative di politica economica e finanziaria, in netto contrasto con le posizioni dei partner di governo. Nonostante la provocazione, dagli alleati c’era stata una mano tesa. Hacker, ministro dell’Economia, aveva proposto di spostare i fondi previsti per la fabbrica Intel in Magdeburgo e destinarli al bilancio in difficoltà e non più al fondo per il clima. Lindner però non è sceso a compromessi.

“Ha infranto la mia fiducia”, il j’accuse di Scholz: “Lo ha fatto troppo spesso. Ha persino annullato unilateralmente l’accordo sul bilancio. Dopo che l’avevamo già concordato in lunghi negoziati. Non c’è alcuna base di fiducia per un’ulteriore cooperazione. Un serio lavoro di governo non è possibile in questo modo. Sono obbligato a questo passo per evitare danni al Paese”. La replica di Lindner non s’è fatta attendere: secondo l’ormai ex ministro, il cancelliere avrebbe proposto qualcosa di improponibile come togliere il cosiddetto “freno all’indebitamento”, ossia il vincolo al bilancio previsto dalla Costituzione tedesca.

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Scholz ha deciso di metterci la faccia e il prossimo 15 gennaio chiederà la fiducia. “Saranno i deputati del Bundestag a decidere” ha evidenziato. Gli scenari non sono molti, il più probabile porta a nuove elezioni in primavera, presumibilmente a marzo, comunque prima della scadenza naturale in programma a settembre. Molto dipenderà dalla strada che vorrà intraprendete il presidente Frank-Walter Steinmeier, chiamato a pilotare una crisi che arriva in un momento piuttosto delicato. Scholz potrebbe anche provare a continuare a guidare un governo di minoranza, ma sarebbe costretto a cercare maggioranze ad hoc per ogni provvedimento.

I Verdi, con il già citato Habeck, hanno reso noto che procederanno “in modo ordinato alle nuove elezioni e in primavera la Germania voterà”: “Fino ad allora, rimaniamo in carica e siamo fermamente impegnati ad adempiere pienamente ai doveri del mandato, fornendo una stabilità dall’interno del Governo, che la Germania può e deve offrire all’Europa”. L’unione conservatrice Cdu-Csu valuterà il da farsi: l’obiettivo è quello di andare ad elezioni anticipate ma non è escluso l’appoggio ad alcune leggi per non paralizzare il Paese.

Di “liberazione” parla invece Afd: “Dopo mesi di stallo e innumerevoli sedute di terapia egocentrica, abbiamo ora urgentemente bisogno di un nuovo inizio politico fondamentale per condurre l’economia e il Paese nel suo complesso fuori dalla grave crisi in cui è stato sprofondato dalle politiche ideologiche dei socialdemocratici, dell’Fdp e dei Verdi”, hanno detto i leader di Alternativa per la Germania al Bundestag, Alice Weidel e Tino Chrupalla.

In caso di voto anticipato, i sondaggi parlano chiaro: i cristiano-democratici sono in testa con oltre il 30 per cento delle preferenze, seguiti dall’Afd (17 per cento) e dalla Spd (16 per cento). I Verdi non vanno oltre il 10 per cento, mentre l’Fdp si attesta sotto il 5 per cento e rischia di essere tagliato fuori dal Bundestag. Da valutare anche il peso nazionale dell’alleanza Sahra Wagenknecht, quotata all’8 per cento dai principali istituti di sondaggi. La campagna elettorale sarà certamente incentrata sui temi economici – la crisi si fa sentire in tutto il paese – senza dimenticare la transizione ecologica, l’immigrazione e il dossier Ucraina.

Franco Lodige, 7 novembre 2024

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