L’Europarlamento si trasforma in un ring. Viktor Orban contro Ursula von der Leyen. Viktor Orban contro il Ppe. Viktor Orban contro Ilaria Salis, l’esponente di The Left che è stata detenuta nelle carceri ungheresi e ora, eletta a Bruxelles, accusa il governo di Budapest di essere “una moderna dittatura”. È stata una mattinata di fuoco quella andata in scena nel cuore del parlamento europeo. Una mattinata senza esclusioni di colpi, quella che apre il semestre di presidenza ungherese dell’Ue. Né da parte di Orban, fermo nel denunciare le politiche migratorie dell’Ue, le scelte sull’Ucraina e le idee green. Né da parte della Commissione, che con la sua presidente ha addirittura tirato fuori il paragone dell’invasione sovietica del 1956.
Orban e le migrazioni
“Sono venuto qui per seguire l’esempio di Mario Draghi ed Emmanuel Macron per dire che l’Unione europea deve cambiare e oggi vorrei convincervi di questo”, ha esordito Orban convinto che l’Ue “potrebbe morire” se non si sveglia. Tra i punti cruciali, la crisi migratoria. Secondo il premier ungherese il sistema europeo di asilo è inefficace e la pressione alle frontiere “potrebbe portare al collasso di Schengen”. Orban ha collegato l’immigrazione irregolare a fenomeni quali antisemitismo, violenza sulle donne e crescita dell’omofobia, sollevando un vasto dibattito sull’argomento. E ha sottolineato l’importanza di salvaguardare i confini esterni dell’Ue come misura essenziale per la sicurezza degli Stati membri, invitando a un impegno comune per supportare chi si ritrova i flussi in casa. “Se permettiamo a qualcuno di entrare, non possiamo mai rimandarlo a casa. Possiamo consentire l’ingresso nel territorio dell’Ue solo a coloro che hanno ricevuto in precedenza l’autorizzazione a farlo, e qualsiasi altra soluzione è, francamente, un’illusione”.
La transizione green
Sul piano economico, Orban ha evidenziato il rischio che la transizione ecologica, vista come soluzione ai problemi energetici dell’Europa, possa minare la competitività del continente. In particolare, ha messo in guardia sulla situazione del settore automobilistico europeo, già sotto pressione, esortando a una politica industriale che accompagni e supporti gli obiettivi climatici dell’Ue. “L’Europa – ha tuonato Orban – non ha incentivato la trasformazione delle catene di fornitura. Pertanto, le aziende dell’Ue hanno perso una quota di mercato significativa. E se ci muoviamo verso restrizioni commerciali, e ci sono tali piani, allora penso che perderemo ancora più quote di mercato”.
Il piano ungherese sull’Ucraina
In merito alla crisi in Ucraina, Orban ha proposto una strategia di soluzione diplomatica per porre fine al conflitto, in contrasto con le posizioni di altri leader europei che sostengono militarmente l’Ucraina come impegno nella difesa della libertà e della democrazia. “In Ungheria c’è un detto: ‘Se vuoi vincere bisogna che ci sia il coraggio necessario per ammettere che stai per perdere’. E stiamo effettivamente perdendo in Ucraina e voi vi comportate come se non sia così – ha spiegato – Se vogliamo vincere dobbiamo cambiare la strategia, che è perdente. Propongo che riflettiate. Ci deve essere un’attività diplomatica e una comunicazione diretta o indiretta. Se si trascina il conflitto ci saranno sempre più morti, migliaia di morti. Con questa strategia non ci sarà la pace, dovete schierarvi al fianco del cessate il fuoco”.
Le reazioni di Von der Leyen
Le posizioni di Orban hanno provocato reazioni immediate. Dalla presidente della Commissione Europea a vari politici europei, sono emerse preoccupazioni per le sue affermazioni sull’immigrazione e sul rapporto con la Russia. Parole di fuoco, quelle di Ursula: “Il mondo è stato testimone delle atrocità russe in Ucraina – ha detto in aula – Ma c’è ancora chi dà la colpa della guerra non all’invasore ma all’invaso. Non alla voglia di potere di Putin ma di libertà del popolo ucraino. Mi domando: sarebbe stata data la colpa agli ungheresi per l’invasione sovietica del 1956? O ai cechi per l’oppressione nel 1968? O ai lituani per il giro di vite del 1991? Possiamo avere storie e lingue diverse In Europa, ma non c’è lingua in cui pace è sinonimo di resa”. Von der Leyen ha criticato aspramente anche le politiche migratorie ungheresi che altro non farebbero che “scaricare sui vicini” il problema. Al termine del discorso di Orban, alcuni parlamentari di The Left hanno intonato “Bella Ciao” costringendo la presidente Roberta Metsola a fargli notare che l’aula non è l’Eurovision Song Contest.
Critico sull’Ucraina anche il presidente del gruppo dei Popolari europei: “Sono piuttosto scioccato, perché ha parlato di agricoltura, di migrazione, di tecnologie per il futuro ma non ha citato l’Ucraina, non ne ha parlato, neanche con una frase”, ha detto Manfred Weber. “Faccio veramente fatica a capire come mai lei, che ha lottato per la libertà, non riesca a capire il desiderio di vivere in pace e libertà, non capisco come possa cooperare con l’aggressore”.
Lo scontro con Ilaria Salis
Non poteva mancare, ovviamente, l’intervento di Ilaria Salis. La parlamentare italiana ha accusato Orban di aver trasformato l’Ungheria in uno “stato etnico autoritario”, sottolineando come sia “paradossale” dare la presidenza dell’Ue ad un “regime” essendo l’Europa nata “sulle basi dell’antifascismo”. “Trovo assurdo che qui alla plenaria dobbiamo ascoltare tutti insieme un intervento sullo Stato di diritto dall’onorevole Salis – ha replicato Orban – che aveva picchiato con sbarre di ferro persone pacifiche sulle strade di Budapest e qui parla di Stato di diritto, non è forse assurdo?”.
Alla fine, in risposta alle osservazioni dei Parlamentari, Orban ha lanciato il suo j’accuse: “La verità è che sono venuto qui per presentare il programma della presidenza ungherese”, ma “avete deciso di trasformarlo in uno scontro politico di partito, e penso che sia molto infelice. Se ci attaccate, difenderemo e difenderò il mio Paese”.
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