Manca solo la segreteria dell’Onu e ormai tutti si sono schierati contro il governo di Giorgia Meloni. La causa? Ovviamente non può che essere il decreto anti-rave, deliberato successivamente ai fatti di Modena del weekend scorso. Già a partire dalle prime ore dalla messa in vigore della disposizione, ecco che si sono sollevati tutti gli pseudogiuristi di sinistra, momentaneamente prestati alla politica ed al giornalismo, secondo cui la nuova norma andrebbe a limitare la libertà di manifestazione, tutelata ex art. 17 Cost.
Ma la dose evidentemente non bastava. Nel pomeriggio di oggi, sono dovuti intervenire anche i resilienti dell’Anpi con posizioni da ferro e fuoco: “Il governo Meloni inizia con un atto allarmante. Il decreto legge cosiddetto anti-rave, approvato nella prima seduta del Consiglio dei Ministri, limita la libertà di manifestazione tutelata dall’articolo 17 della Costituzione”. E ancora: “Pronti ad assumere ogni iniziativa legittima a tutela della Costituzione e delle libertà dei cittadini, a cominciare dalla potenziale incostituzionalità del provvedimento in oggetto”.
La parte dell’annuncio che ha suscitato maggiore ilarità, però, rimane quella successiva: “Non giudichiamo i governi dalla loro composizione”. Ma come? Non era la stessa Anpi che liquidiva Fratelli d’Italia come un partito fascista? Non era la stessa Anpi che, agli esiti della votazione elettorale, subentrò affermando come l’esito fosse “una profonda rottura col passato” ed avrebbe avviato “il nostro Paese in una fase politica e sociale sconosciuta e piena di pericoli“? Alla faccia del rispetto o dell’imparzialità. Ma ormai si difendono pure i fattoni, pur di scagliarsi contro il voto democratico degli elettori, che a questo giro ha scelto la coalizione di centrodestra.
Ormai la sinistra offre maggiore attenzione a chi commette illegalità, piuttosto che alla classe operaia e del precariato. Da Marx a Concita Di Gregorio, da Gramsci a Letta, da Berlinguer a Conte è un attimo. A questo punto, optiamo anche per un cambio di nome dell’Anpi: da “Associazione Nazionali Partigiani Italiani” a “Associazione Nazionale Party Illegali”. Così anche i raver potranno essere rappresentati nella tutela dei propri diritti.