E quanto ai conflitti planetari e alle loro conseguenze, non furono fasciste le truppe dell’Armata Rossa che nei paesi liberati dal nazismo seminarono il terrore, con le loro devastazioni, le loro uccisioni indiscriminate, le loro vendette barbariche. Una vicenda documentata non da libri editi da AR ma da saggi storici ponderosi pubblicati dal Mulino. Certo aprirono i cancelli di Auschwitz e degli altri campi di sterminio costruiti dalle ‘fascistissime SS” ma per le ungheresi, le austriache, le tedesche, violentate e stuprate, non furono indistinguibili dalle belve di Himmler.
E allora fascisti tutti? Why not? Accordarci sulla definizione stipulativa del fascismo – lo ripeto, farne il sinonimo di intolleranza, violenza (anche solo verbale), demonizzazione dell’avversario – significa sottrarre la parola alla strumentalizzazione ideologica. Con la (pia) speranza di eliminarla progressivamente dal discorso politico – che gusto c’è più a definire l’altro fascista se quest’ultimo ci ricambia con lo stesso epiteto? – e di rendere possibile il dialogo tra opinioni, interessi, valori diversi. Il dialogo, infatti, è precluso se un interlocutore viene bollato come fascista.
Dall’Anpi al Pd passando per “Il Foglio” (versione Cerasa) è questa la rendita di posizione più ambita nel nostro paese, quella che permette di vincere senza doversi confrontare con le ragioni degli avversari politici, degradati a nemici ideologici.
Dino Cofrancesco, 29 marzo 2022