Politica

Pure Ignazio Marino vede l’ovvio: cosa non torna nell’arresto di Toti

L’ex sindaco di Roma contro il giustizialismo un tanto al chilo della sinistra

ignazio marino toti

In merito ai più che controversi arresti di Giovanni Toti, posto ai domiciliari con un surreale blitz, raccogliamo le legittime perplessità di Ignazio Marino, ex sindaco di Roma a suo tempo oggetto di un lungo iter giudiziaro finito con una completa assoluzione in Cassazione.

Sebbene il nostro sia da sempre uomo del campo progressista, tanto da presentarsi come capolista alle europee con Alleanza Verdi e Sinistra, nel corso di Agorà, talk mattiniero in onda su Rai3, ha espresso una breve ma efficace riflessione sui medesimi, spettacolari arresti del presidente della Regione Liguria. Una riflessione che, occorre sottolineare, lo discosta nettamente rispetto al giustizialismo un tanto al chilo dei suoi compagni di area.

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In sostanza Marino, premettendo di non essere un giurista e di parlare come semplice cittadino informato, ha dichiarato di non comprendere il motivo di una misura cautelare attivata dopo circa 5 mesi dalla sua effettiva richiesta. Se infatti, ha aggiunto, per richiedere la custodia cautelare deve ricorrere almeno di uno dei presupposti di legge – pericolo di reiterazione del reato, pericolo di fuga o pericolo di inquinamento delle prove -, non si comprende per quale motivo si sia aspettato tutto questo tempo. Un tempo lunghissimo, ha concluso, in cui l’indagato avrebbe potuto mettere in atto e più volte quanto paventato dai magistrati inquirenti.

In tal senso, c’è stato più di un commentare di cultura forcaiola che ha giustificato questa assurda discrepanza, inaccettabile in uno Stato di diritto, con il tempo necessario parte del Gip (Giudice per le indagini preliminari) per leggere il corposo faldone dell’inchiesta che riguarda Toti.

Tuttavia, molti di coloro i quali, compreso il sottoscritto, si basano sul teorema Andreotti, secondo cui a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, tendono a sentire odore di marcio in Danimarca, soprattutto a poche settimane dall’importante test elettorale delle summenzionate elezioni europee.

Ma ovviamente trattasi di una pura e semplice coincidenza temporale. I faldoni giudiziari sono tanti e la lettura stanca la mente e gli occhi.

Claudio Romiti, 14 maggio 2024

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