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Pure Ricciardi annuncia il lockdown eterno

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Sarà capitato anche a voi, di avere un Ricciardi fra i denti, morite felici e contenti. Perché Ricciardi, il nostro uomo all’Oms (poi ridimensionato da Ranieri Guerra), mica ci gira intorno, tipo una Ilaria Capua qualsiasi, “la normalità fra due mesi, quattro mesi, a piazèr”, no, lui va dritto al punto come una testa d’ariete, sentite l’ultima del Riccetto: “La vaccinazione di massa non porterà il ritorno alla normalità”. Ah, meno male, cominciavamo a preoccuparci. Dopodiché uno sviene, alla Fantozzi.

Ricciardi è il Signore del Disastro, come Apollo Creed, è il 41bis degli scienziati. Fine pena mai. Anche matematico, Ricciardi: siccome per debellare la faccenda ci vuole il 100% dei vaccinati, ma al massimo potremo arrivare al 95%, mettici pure che “il vaccino non ha un’immunità duratura e permanente (eh?), allora scurdammoce ‘o passato, chi ha avuto ha avuto ha avuto (il siero), chi ha dato ha dato ha dato, simme fottuti, paisà. A meno di trasformarci tutti in puntaspilli, degli addict di antidoto, ogni giorno un’overdose di Pfitzer, perdio. E poco importa che uno studio in Israele affermi – è notizia di ieri – che il Pfitzer-BioNTech Covid blocca il 94% delle infezioni asintomatiche e il 97% di quelle sintomatiche: niente, niente, niente, cazzate, Riccetto non se la beve, la sa lunga lui. La sa lunga ma non si sa che accidenti vuole: se vanno in ospedale non va bene, se non ci vanno non va bene, se uno è asintomatico non va bene, se è sintomatico non va bene, se il vaccino cura quelli non va bene, se cura tutti non va bene, se se dura non va bene, se non dura non va bene, se lo danno a tutti non va bene, se lo danno a quasi tutti non va bene, se uno prova le cure alternative non va bene. Ma lei è incontentabile! “Sempre!”.

Resta solo una spiegazione: il lockdown è la continuazione della dittatura con altri mezzi. Questo sì gli va bene. La vaccinazione non è un pranzo di gala, diceva Mao, e poi aggiungeva: il potere nasce dallo stantuffo della siringa. Comandare è meglio che fottere, vaccinare è meglio che comandare, fottere è meglio che comandare e vaccinare. Fino a un anno fa nessuno lo conosceva, adesso come degno consigliere di quell’altro allegrone ministro Speranza, è sulla bocca di tutti, anche se non spuntano mai fiori: insultatemi se volete, ma parlate di me, diceva Oscar Wilde.

Oscar Walter in un anno non si è risparmiato, ne ha combinate di tutti i colori più delle zone italiane. Ricordate la volta che si divertì a riprodurre su Twitter un filmato di quel bestione di Michael Moore in cui alcuni dementi scalmanati facevano a pezzi un pupazzone di Trump (e subito il pard Burioni gli metteva il cuoricino)? Bufera, ma era solo un debutto e qui saccheggio un mirabile florilegio del Secolo d’Italia: il 6 febbraio, Ricciardi vaticinava autorevole: “Questa epidemia si rivelerà meno perniciosa di un’influenza stagionale”. Quando si dice un chominciamento di gioia; presero a fioccare decessi e lui, il 20 febbraio, lancia in resta: “La strategia del Veneto non è stata corretta perché ha derogato all’emergenza scientifica” (in compenso derogò alla strategia cinesina prediletta da Ricciardi e così si salvò, anche grazie alla lungimiranza, prima che impazzisse, di Crisanti). Da lì, fu solo crescendo rossiniano. Aruspice in aprile: “Il lockdown? Una misura cieca”; Marinaro in Giugno: “Niente seconda ondata, al massimo tante piccole ondine”. Emolliente in agosto: “Escludo un nuovo lockdown duro”. Er Riccio è un caso rarissimo di uomo che nasce pompiere e muore incendiario: oggi butta lo foco su chiunque ipotizzi l’epilogo di un lockdown che per lui è come l’amore di Gino Paoli e Ornella Vanoni: senza fine, tu sei un attimo senza fine, non hai ieri non hai domani, tutto è ormai nelle tue mani, mani grandi senza fine. E così trasciniamo la nostra vita, senza un attimo di respiro, per sognare, per potere ricordare ciò che abbiamo già vissuto, senza fine.

Stessi stranguglioni Walter ha vissuto a proposito di: mascherine, tamponi (agli asintomatici) e via discorrendo. A riprova che la scienza è un’opinione, un po’ come la politica, dalla quale Ricciardi sembra irresistibilmente attratto come le falene dalla luce: già in lizza nel 2013 con la Scelta Futura di Monti (la Capua la spuntò, lui rimase trombato, ahi ahi ahi), adesso si mormora vicino al Pd, e chissà che fastidio. Ma magari è solo un pettegolezzo da buvette. Fa pure l’offeso: quando, un paio di mesi fa, si ritrovò sommerso dalle critiche, si stizzì: “Dimissioni? O sono utile o mi faccio da parte”. Non era utile, ma non si è spostato di un milionesimo di millimetro. Anzi insiste. La prospettiva di un lockdown alla Ricciardi è ferale, ma lui insiste, tetragono: “Con scelte giuste fatte al tempo giusto oggi saremmo in condizioni normali, è da ottobre che lo dico”. E quali? Più di così c’è solo la camicia di forza urbi et orbi. E poi, valle a capire le scelte giuste da uno che “è da ottobre che lo dice”, ma, a ondate e ondine, dice tutto e il suo contrario. Sarà che nei teatri ci sono sempre le due maschere, la tragedia e la commedia, la lacrima e la risata. Se cercate Walter Ricciardi su Google, provare per credere, Google in prima battuta ti risponde: attore.

E Google, come Ricciardi, non sbaglia mai.

Max Del Papa, 12 marzo 2021