Esteri

Putin al bivio: si rischia la guerra con la Nato

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Dopo mesi di apparente silenzio le sorti della guerra russo-ucraina potrebbero cambiare nel giro di 48 ore. In un solo giorno, infatti, le forze di Kiev hanno riprese le città di Kupyansk e di Izyum. “Le forze ucraine hanno assunto il pieno controllo della città di Balakliya” ha annunciato la viceministra della Difesa di Kiev, Hanna Malyar. “È in corso la liberazione di villaggi nei distretti di Kupiansk e Izyum, nella regione di Karkhov”, ha aggiornato lo Stato Maggiore dell’esercito ucraino.

Ad oggi, è chiaro e oggettivo che la Russia abbia subito una importante sconfitta nella provincia di Karkhov: “Riconquistati 2 mila chilometri quadrati di territorio”, afferma infatti il Presidente Zelensky.

Questa sconfitta, che non si traduce obbligatoriamente nella sconfitta della guerra, è – però – per la Russia una batosta sotto vari punti di vista.

Sicuramente per la credibilità: nei territori riconquistati dall’Ucraina, infatti, le persone si erano consegnate ai soldati del Cremlino, tanto che già era iniziata la distribuzione di passaporti e documenti russi. Dopo cinque mesi queste persone, con tutta probabilità, verranno come minimo perseguitate per aver tradito la “madrepatria”. Una perdita di consenso non indifferente che porterà le persone ad aver l’inevitabile paura di schierarsi e che potrebbe avere forti ripercussioni in termini di consenso anche sui referendum – ora a rischio – per l’annessione alla Russia di queste città.

Russi impreparati

Altro aspetto da non sottovalutare è la “distrazione” russa per quanto riguardo i comandi militari mettendo in discussione anche il potente ministro della difesa, e fedelissimo di Putin, Sergej Shoigu. Sono passati inosservati agli occhi del Cremlino, infatti, tutti i preparativi dell’esercito ucraino per l’offensiva, l’accumulo di truppe e mezzi militari sulla prima linea, un gruppo di fuoco di 50mila uomini, gli spostamenti dei reparti, il lavoro delle artiglierie ma soprattutto i potentissimi Himars, forniti dagli USA, che nelle settimane e mesi scorsi hanno spesso bersagliato le linee di approvvigionamento in quei territori, aiutati dalle informazioni satellitari americane.

A prescindere dagli schieramenti, l’analisi di quanto successo – che mira ad essere il più oggettiva possibile – dimostra un sintomo di impreparazione da parte dei russi in quanto non hanno adottato nessuna contromisura e ciò, probabilmente, potrebbe portare a un necessario cambio di tutti i comandi compreso il Ministro Shoigu, il quale non ha detto una parola a riguardo su quanto accaduto.

Ma la batosta di Karkhov, in primis, mina la credibilità di Putin che adesso si trova messo all’angolo. Questa vittoria ucraina, grazie all’enorme appoggio occidentale, ha di fatto demolito e sgretolato quella che il leader del Cremlino ha sempre definito “operazione speciale”.
L’idea del presidente russo era quella di fare una guerra senza dichiarare guerra, motivo per cui ha invaso l’Ucraina con forze numericamente inferiori a quelle del nemico. Ciò che non si aspettava, evidentemente, era quello di combattere contro il blocco Occidentale che, a costo di distruggere la propria economia – e i fatti, purtroppo, lo dimostrano – ha incondizionatamente dato appoggio su tutti i fronti a Zelensky.

Scenario 1: la Russia in guerra

E proprio questo potrebbe essere il punto di svolta del conflitto: il Cremlino, che ancora non ha dichiarato niente a riguardo ma che – come riferiscono fonti interne – con tutta possibilità annuncerà la risposta nelle prossime 48 ore si trova di fronte a un bivio. L’operazione speciale non è più un’ipotesi reale e viene sostituita dalla probabile dichiarazione di guerra da parte di Putin che, consapevolmente, sa di farla non nei confronti della sola Ucraina ma dell’intero blocco Nato.

Nonostante in Russia molti da tempo chiedono di dichiarare “ufficialmente” guerra all’Ucraina, e ciò porterebbe allo schieramento di tutto l’esercito del paese attraverso una mobilitazione generale e rovesciando sul paese di Zelensky l’intero peso umano e tecnico di cui dispone la Russia, Putin in questi 7 mesi di conflitto non ha mai preso in considerazione la cosa.

La richiesta di accordi deriva proprio dal Cremlino, infatti, più che da Zelensky che non ha fatto mistero – ormai lo sappiamo – che “vuole la vittoria e non la pace”.

Scenario 2: risoluzione conflitto

Il secondo scenario è quello, infatti, che in queste 48 ore il Presidente russo cerchi di avviare delle trattative per la risoluzione del conflitto, cosa che – come dichiarano sempre fonti interne – farà, per non aggravare la crisi dell’economia del proprio paese, già indebolita dalle sanzioni. Le richieste della Russia dovrebbero andare nella direzione di un accordo che, come priorità, avrebbe quella di lasciare al Cremlino le conquiste territoriali di questi mesi di guerra.

L’Occidente, che ancora non si è pronunciata su quanto accaduto e sui possibili sviluppi, con tutta probabilità e stando alle ultime mosse europee, non prenderà in considerazione questa ipotesi. E se dall’esterno la riconquista delle città ucraine da parte di Kiev potrebbe sembrare la strada per la risoluzione della guerra, in realtà si configura come un vero e proprio ultimatum ai leader occidentali.

Adesso Putin si trova davvero in difficoltà e la possibilità di un’imminente escalation è a un passo da noi. La via d’uscita, se realmente ne esiste una, sembra poter essere il solo tentativo delle diplomazie europee di mettersi a un tavolo realizzando un piano che salvi l’Ucraina, non mortifichi la Russia e prenda in mano seriamente la profonda crisi economica che già stiamo affrontando e che ci prospetta temi sempre più bui nell’immediato futuro.

L’alternativa, e cioè il rifiuto di un vero tentativo diplomatico, anche se preferiamo far finta di non saperlo è innegabile che riguarderà non più Russia e Ucraina ma un coinvolgimento diretto dell’Occidente.

Bianca Leonardi, 12 settembre 2022