Esteri

Putin apre al dialogo con Trump: cosa può cambiare per l’Ucraina

Tutti in attesa delle decisioni che il tycoon prenderà sul conflitto russo-ucraino, ieri è arrivato un primo segnale da Mosca

© Lindrik tramite Canva.com

Cosa ne sarà dell’Ucraina? La domanda è tornata di moda nelle scorse ore, dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane. Come se il tycoon non avesse mai parlato del dossier, come se solo i democratici si fossero interessati alle sorti di Kiev. Nel corso della campagna elettorale il 47° presidente degli Stati Uniti ha ribadito a più riprese che avrebbe messo la parola fine alle guerre in corso e un primissimo segnale è arrivato ieri direttamente da Mosca con le parole di Vladimir Putin.

Il presidente russo era l’unico grande leader internazionale a non essersi congratulato con Trump, con buona pace di chi parla di accordi sottobanco e fantasie simili. Ebbene, Putin ha spiegato nel corso di una riunione del club Vardai che le parole del Tycoon sulla guerra in Ucraina “sono meritevoli di attenzione”.  Un’apertura neanche velata, soprattutto se consideriamo un’altra indiscrezioni riportata dall’agenzia russa Ria Novosti, ossia che il leader del Cremlino avrebbe contattato telefonicamente il collega americano per congratularsi del successo su Kamala Harris.

“Vorrei cogliere l’occasione per congratularmi con lui per la sua elezione a presidente degli Stati Uniti” le parole di Putin  nel corso del suo intervento. Trump, secondo il presidente russo, si è mostrato molto coraggioso dopo l’attentato, ma non solo. Alla domanda se sia disponibile a dialogare con Trump, il leader russo ha risposto: “Sono pronto”. Per quanto riguarda la politica, si ha la sensazione che “è stato perseguitato” durante il primo periodo della sua presidenza, e cosa accadrà dopo non si sa.

Ma non è tutto. Soffermandosi sull’Ucraina, Putin ha tenuto a precisare che il riconoscimento dei confini da parte della Russia sarà possibile solo dopo che questo Paese avrà scelto la neutralità. Mosca, ha proseguito lo zar, ha sempre riconosciuto i confini della repubblica post-sovietica nel quadro degli accordi successivi al crollo dell’Urss, tenendo conto del fatto che l’Ucraina mantenesse lo status di neutralità, ma poi ha voluto aderire alla Nato: . “Vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che la dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina – e la Russia l’ha sostenuta – afferma che l’Ucraina è uno stato neutrale. Su questa base abbiamo riconosciuto i confini”, riporta l’Agi.

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In attesa di un confronto serio e approfondito tra i due leader, quali potrebbero essere gli scenari per l’Ucraina? In realtà qualche indiscrezione sulle ambizioni di Trump è già disponibile da tempo. Ad aprile il Washington Post riportò un intervento del tycoon proprio sullo scontro tra Mosca e Kiev, vantandosi di “risolvere la guerra in 24 ore, se fosse stato al potere prima dell’invasione” e dicendosi certo di poter porre fine al conflitto anche ora. Trump infatti riterrebbe di poter centrare l’obiettivo convincendo Zelensky a cedere una parte del proprio territorio.

Zelensky nelle ultime ore è tornato a farsi sentire, forse proprio a causa delle dichiarazioni di Putin. Ospite del quinto summit della Comunità Politica Europea, il presidente ucraino ha spiegato: “Parlando della fine rapida e veloce della guerra, attualmente, credo che il presidente Trump, voglia davvero una decisione rapida. Non significa che accadrà in questo modo”. “Siamo in guerra contro i russi. Ed è un fatto, ed è il nemico più complicato di questo secolo. Sto parlando di persone che vogliono dividere l’Ucraina in più parti, e questa è una sfida” ha aggiunto Zelensky, sottolineando che servirà “essere preparati a qualsiasi decisione che vorremmo per una fine giusta della guerra”: “E sono convinto che una fine rapida della guerra, sarà una perdita, una sconfitta”.

Forse serviranno più di 24 ore a Trump per trovare la quadra tra Mosca e Kiev, ma sicuramente parte da una condizione di vantaggio rispetto alla Harris: non ha tagliato i ponti con il Cremlino a differenza di quanto fatto da Joe Biden. E questo potrebbe tornare utile in fase di trattativa, con buona pace per i soloni che gridano ai rischi per la democrazia…

Franco Lodige, 8 novembre 2024

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