Negli USA si discute di ciò che accade alle nostre latitudini più di quanto siamo soliti pensare. Ieri, la domenica del Super Bowl, l’evento sportivo più atteso e seguito d’America, il senato si è riunito per approvare il pacchetto di aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan. I “sì” hanno vinto in larga maggioranza (67 contro 27), facendo avanzare di un altro passo il contestato “aid pack”, impantanato da settimane in senato, avversato dai repubblicani che si rifiutavano di votarlo se non fosse stato accompagnato da una imprecisata serie di misure e incentivi a sostegno della lotta all’immigrazione.
Il senato Usa conta 100 senatori, che restano in carica 6 anni. I democratici hanno 48 seggi, i repubblicani 49, i restanti 3 seggi sono di senatori “indipendenti”. Raggiungere una maggioranza semplice comporta quindi enormi sforzi e compromessi tra le parti. Il voto di domenica ha dimostrato che il compromesso si è trovato, ed ora si procederà ad altre votazioni dette “procedurali” prima che il testo approdi alla camera.
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Il voto di ieri ci riguarda direttamente, perché del pacchetto da 95.3 miliardi di dollari in questione, ben 60 sono destinati all’Ucraina, e se i soldi non arriveranno, che ci piaccia o no, saranno gli stati europei a dover sopperire a tale mancanza. Trump è stato il portabandiera nella lotta per bloccare i fondi, sia per ricattare il congresso e spingerlo a dare più soldi al rafforzamento del confine con il Messico, sia per dimostrare alla sua base che una volta riconquistata la presidenza gli Stati Uniti smetteranno di staccare assegni per la difesa di altri paesi, Europa compresa. “Neanche un soldo deve essere dato agli stati esteri se non come prestito, mai più come un regalo” aveva scritto pochi giorni fa sul suo social “Truth”. Invece, al momento del voto, ben 18 senatori repubblicani hanno platealmente disobbedito all’ordine di The Donald. Il Tycoon, furioso per il tradimento dei suoi, ha detto in un comizio in South Carolina: “Incoraggerei (i russi) a fare quello che diavolo vogliono con gli stati Nato che non vogliono pagare abbastanza per la propria difesa. Devono pagare”.
Facile immaginare che la frase ha scatenato un putiferio di reazioni, dimostrando di nuovo la spaccatura all’interno dei repubblicani stessi. Mitch McConnell, capogruppo dei repubblicani al senato e uno degli uomini più potenti della politica Usa, ha dichiarato: “So che va di moda in qualche circolo disprezzare i nostri interessi come potenza globale, e lamentarsi delle responsabilità che la nostra leadership globale comporta. È un gioco inutile per menti inutili, che non ha posto negli Stati Uniti”.
È probabile che, a suon di compromessi, il pacchetto di aiuti passerà anche le prossime votazioni, sgravando noi europei dalla responsabilità di investire ulteriori miliardi per la difesa dell’Ucraina. Trump, nel frattempo, si trova a combattere sia gli avversari democratici, sia i nemici all’interno del suo stesso partito.
Pietro Molteni, 12 febbraio 2024
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