Prima il bastone, poi la carota. Questa la strategia di Vladimir Putin dopo mille giorni di guerra in Ucraina. Dopo aver annunciato che la Russia risponderà a qualsiasi Paese i cui missili vengono utilizzati per colpire obiettivi in territorio di Mosca, il leader del Cremlino ha tenuto a precisare che rimane aperto a qualsiasi contatto per raggiungere una “traiettoria pacifica” e una de-escalation del conflitto.
Tramite il portavoce Dmitry Peskov, la Russia ha ribadito che “per quanto riguarda l’apertura al dialogo, anche nella dichiarazione di ieri, il presidente ha sottolineato la sua disponibilità a qualsiasi contatto nell’ottica di una de-escalation, di evitare ulteriori escalation e di raggiungere una traiettoria pacifica. Pertanto, questa apertura del presidente ai contatti era, è e rimane rilevante fino ad oggi, lo ha detto lo stesso capo di Stato”. Un messaggio forte e chiaro a Donald Trump e Volodymyr Zelensky.
Il Cremlino ha inoltre precisato che Putin non ha avuto alcun contatto con l’amministrazione statunitense in carica dopo il lancio di un missile balistico russo Oreshnik con una testata convenzionale sul territorio ucraino. “Non ci sono stati contatti con l’amministrazione in carica. D’altro canto, la dichiarazione di Putin di ieri è stata abbastanza esaustiva, chiara e logica. Quindi, non abbiamo dubbi che l’amministrazione in carica a Washington abbia avuto la possibilità di studiare e comprendere questa dichiarazione”, la sottolineatura di Peskov. In altri termini: il messaggio che Washington doveva ricevere, l’ha ricevuto. Senza ulteriori margini di interpretazione.
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Non è un mistero che il lancio del missile sopra citato contro un impianto del comparto industrial militare ucraino aperto già in epoca sovietica a Dnipro sia stato un atto performativo. Un modo per moltiplicare l’allarme senza provocarlo realmente, anche se prenderla con leggerezza sarebbe un errore madornale. Il solito passo reversibile sulla scala dell’escalation. “Rientra nella strategia più ampia di Mosca annebbiare il superamento di una soglia con un linguaggio che suggerisce che la soglia non è stata del tutto superata o che si può tornare indietro”, la sottolineatura dell’analista di Carnegie Russia Eurasia Alexander Baunov.
Tutt’altro che casuale la soffiata pubblicata sui media nella giornata di mercoledì, con tanto di allerta alle ambasciate occidentali a Kiev, alcune delle quali – a partire da Italia e Usa – hanno chiuso ventiquattro ore come misura cautelativa. E, ancora, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova che ieri viene interrotta in pieno briefing con i giornalisti da una telefonata udibile a tutti in sala in cui le si dà istruzione di non parlare del missile, con il video pubblicato sul sito del Mid, evidenzia Adnkronos. La certificazione definitiva è arrivata con il discorso di Putin al Paese trasmesso ieri sera in tv in cui lo Zar parla di “uno dei nuovi sistemi missilistici a cui i nostri ingegneri hanno dato il nome di “Oreshkin”.
In tutto questo vortice di parole, prosegue il conflitto sul campo, soprattutto i bombardamenti russi sull’Ucraina. Nella notte tra giovedì e venerdì sono stati registrati due raid aerei nella regione di Sumy che hanno provocato due vittime. Mosca, invece, ha denunciato la presenza di almeno ventitre droni ucraini nei cieli del territorio russo. Gli attacchi ordinati da Putin hanno spinto il Parlamento ucraino ad annullare la sessione prevista oggi per il timore di nuovi assalti. Rada ferma per i “segnali su un rischio accresciuto di attacchi contro il quartiere governativo nei prossimi giorni” la testimonianza di diversi deputati all’Afp.
Franco Lodige, 22 novembre 2024
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