La telefonata che non ti aspetti. Soprattutto dopo che, poche ore prima, il ministro Lavrov aveva appena finito di smontare pezzo per pezzo il piano di pace redatto da Luigi di Maio e presentato all’Onu in pompa magna. Fatto sta che Mario Draghi e Vladimir Putin si sono sentiti al telefono questo pomeriggio. Lo riferisce Palazzo Chigi, che parla di un colloquio “incentrato sugli sviluppi della situazione in Ucraina”, come prevedibile, ma anche sugli “sforzi” da mettere in atto “per trovare una soluzione condivisa alla crisi alimentare in atto”. Le navi cariche di grano ucraino sono bloccate da settimane nel porto di Odessa e rischiano di affamare i Paesi più poveri del mondo. Col pericolo di nuove ondate migratorie verso l’Occidente.
Cosa si siano detti nel dettaglio il premier italiano e il presidente della Federazione russa forse non lo sapremo mai. Dal Cremlino però sono trapelate alcune informazioni. Putin, infatti, durante il colloquio ha confermato che la Russia ha intenzione di garantire la fornitura di gas all’Italia secondo i contratti in essere. E questo nonostante le sanzioni e nonostante il tentativo, fatto dall’Italia, di diversificare le fonti di approvvigionamento. Prima del 2023-2024 non potremo dirci indipendenti da Mosca, dunque fino a quel giorno dovremo fare affidamento su Putin. Non è un caso se le nostre aziende hanno già aperto il famoso “conto K” con Gazprombank come da desiderata dello Zar.
Diversa invece la posizione di Mosca sul grano. Putin è pronto a revocare il blocco delle navi, ma a una condizione: che l’Italia e l’Europa revochino le sanzioni. Si può chiamare ricatto, o posizione negoziale. Vedete voi. Sul fronte dei negoziati, invece, per il Cremlino il dialogo con l’Ucraina si sarebbe interrotto perché le trattative sarebbero state “sospese da Kiev”.