Si salda la giuntura Mosca-Ankara. E non è una notizia rassicurante. Oggi si è svolto a Sochi l’incontro bilaterale tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo turco Recep Tayyip Erdoğan. Sul tavolo del colloquio i negoziati per l’accordo relativo al grano ucraino, che Erdoğan ha definito “importanti per il mondo intero, specie per i Paesi in via di sviluppo”, e la creazione di un hub del gas progettato dall’azienda Gazprom in Tracia. Presente anche Alexei Likhaciov, capo dell’agenzia atomica russa Rosatom.
La centrale nucleare di Akkuyu
Ma è un altro tema ad aver attirato l’interesse dei media. Alle 12.36, Putin ha rilasciato una dichiarazione all’Agenzia Ria Novosti: “La costruzione della centrale nucleare di Akkuyu in Turchia sta procedendo secondo i piani. Ora la Turchia, nel pieno senso della parola, è diventata membro del club internazionale degli Stati nucleari”. L’apertura dell’impianto nucleare avverrà in tempi molto celeri: “Dopo la consegna del primo lotto di combustibile nucleare russo all’impianto, il primo reattore sarà attivato il prossimo anno”, ha aggiunto Putin.
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L’obiettivo di Mosca
Le difficoltà conseguenti all’aggressione dell’Ucraina non fanno desistere Mosca da nuove aspirazioni strategiche. Tra debolezza economica e simultaneo protagonismo nei Brics, è arduo tracciare un profilo univoco del gigante russo che, come ebbe a dire Winston Churchill, è “un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma”. La natura enigmatica è la costante della Russia, un attore geopolitico che non deve essere glorificato ma che, al tempo stesso, non va sottovalutato. Prevedere le mosse di Putin gioverebbe alle nazioni occidentali, soprattutto in un frangente conflittuale come quello che stiamo vivendo.