Putin, il labrador e la memoria corta di Angela Merkel

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Merkel Putin

Se è vero che un’immagine può descrivere un momento più di molte parole, per spiegare al meglio il rapporto tra Russia e Germania basta osservare la foto di Angela Merkel seduta vicino a Putin con il di lui labrador che poggia la testa sulle di lei gambe.

Nel 2007 Merkel fa visita a Putin nella sua dacia a Sochi. Il presidente russo, ben sapendo che la cancelliera aveva molta paura dei cani, lascia libero di gironzolare per la stanza dei colloqui il suo labrador nero Koni. Il cane si avvicina alla Merkel e posa la testa sulle gambe della cancelliera, paralizzata in un’espressione di fredda paura, tutta concentrata a non lasciar trapelare alcun segno di disagio. Al contrario, Putin sembrava divertito dalla scena. Anzi, sicuramente lo era. Mai foto fu più esplicativa.

Angela Merkel, che nella sua recente biografia afferma di aver sempre saputo che Putin fosse un nemico per l’Europa, non sembrava così convinta della pericolosità del presidente russo all’epoca del suo cancellierato. Così come non lo era il suo predecessore Schroeder, diventato infatti membro del consiglio di amministrazione di Gazprom. E come non lo era, probabilmente, nemmeno il nostro ex presidente Prodi (vedere per credere le foto del trio Prodi-Putin-Schroeder per l’inaugurazione della camera d’ambra a San Pietroburgo nel 2003).

Proprio il gas è l’elemento chiave per comprendere una certa “arrendevolezza” della cancelliera verso Putin. Così come ella sopportò la presenza del temuto cane senza battere ciglio, così la Germania ha sempre soprasseduto alle contraddizioni della Russia in cambio di una fornitura di gas continuativa e a buon prezzo, vero motore della macchina industriale tedesca.

Il sistema industriale tedesco ha basato il suo successo su due fattori: manodopera a basso costo proveniente dai paesi della periferia europea (così spiegato l’impellente desiderio di allargare progressivamente l’area Schengen per il libero transito dei lavoratori), ed energia continua e a basso costo proveniente proprio dalla nazione del “nemico dell’Europa” Putin. Da qui anche la ferrea volontà di realizzare il gasdotto Nord-Stream 2, fortemente voluto dalla Merkel, il cui termine avrebbe dovuto essere, pensate un po’, la città di Greifswald in Germania. Per non parlare dello strettissimo rapporto Germania-Cina sul tema esportazioni.

Dunque, un’economia diversificata e molta centrata sul rapporto con i paesi “cattivoni”.
Putin, da grande conoscitore di cose germaniche visto il suo precedente servizio come agente del KGB proprio nella Germania dell’est, sapeva benissimo che il comparto industriale tedesco era dipendente dal gas russo, così come lo sapevano gli americani che non a caso hanno imposto il sistema della sanzioni non per danneggiare la Russia, come chiunque può vedere, ma al fine di tagliare le gambe all’economia tedesca legata a doppio filo a Mosca.

Angela Merkel è stata il grande architetto di questo sistema economico. Ma se la memoria della cancelliera è corta, non lo è quella dei russi, i quali hanno indicato in Berlino un possibile obiettivo dei missili intercontinentali. Mai dimentichi dei milioni di morti durante la Grande Guerra Patriottica contro i nazisti invasori, l’odio verso i tedeschi è stato mitigato, come sempre accade, solo dagli interessi economici. Abbandonati quelli, ogni sigillo potrebbe saltare. Per la rovina di tutti.

Francesco Teodori, 24 novembre 2024

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