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Ucraina, stop a North Stream 2. Mosca: “Pagherete 2mila euro il gas” LIVE

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Boots on the ground, direbbero gli americani. Peacekeeping, traducono i russi. Il risultato è che in Ucraina la “guerra congelata” che da settimane tiene banco nel consesso internazionale si sta trasformando in qualcosa di più. Cosa? Difficile prevederlo per ora. Vladimir Putin ieri sera ha riconosciuto, come richiestogli dalla Duma, le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk, da sette anni in guerra contro Kiev. I militari di Mosca sono in marcia per “proteggere” i filorussi, ma il presidente Zelensky promette: “Non cederemo nulla”. Tutti gli Stati hanno già condannato l’invasione, con più o meno vigore. Fatto sta che nessuno per ora, men che meno la Nato, intende schierare le truppe sul campo. Dagli Usa sono già partite le prime sanzioni verso Mosca, l’Ue ha seguito a ruota. Ma ora la domanda è una: fin dove intende spingersi Putin? Si fermerà ai territori ora in mano ai ribelli filo-russi, circoscrivendo il conflitto ad una “zampata” in stile Crimea; oppure cercherà di occupare tutta la regione del Donbass?

Minuto per minuto, ecco la cronaca del primo giorno di guerra in Ucraina.

18.30 L’Ue emette le sanzioni, non c’è Putin

L’Unione Europea sa già che le sanzioni non fermeranno Putin: “fanno male, ma non hanno effetti miracolosi”. Però dopo il blocco tedesco a North Stream 2, le prime sanzioni americane e inglesi, ecco il pacchetto partorito dagli stati membri dell’Europa: le misure riguardano 351 membri della Duma russa che hanno votato il riconoscimento delle repubbliche separatiste; nell’elenco anche 27 persone ed entità che hanno avuto un ruolo nell’invasione; colpiscono “la capacità dello Stato russo e del Governo di accedere al nostro mercato dei capitali e finanziari e dei servizi”; e limitano l’offerta di finanziamento e l’accesso al debito sovrano”; nel mirino anche le banche russe e i rapporti commerciali con Donetsk e Luhansk. L’alto rappresentante Ue per la politica estera ha fatto però sapere che nella lista dei sanzionati non è stato incluso, almeno per il momento, Vladimir Putin. Forse un debole ramoscello d’ulivo nella speranza di evitare un’escalation. O forse, come dice Borrel, si è preferito “conservare alcune capacità di deterrenza per rispondere a nuove azioni della Russia e temiamo molto che ce ne saranno”.

18.15 L’ultimatum di Putin

Il leader russo ha posto tre condizioni all’Ucraina per arrivare ad una pacificazione. Primo, il ritiro del desiderio di aderire alla Nato. Secondo, demilitarizzare il Paese (per Putin l’Ucraina potrebbe costruire ordigni nucleari e non intende permetterlo). Terzo, Kiev dovrebbe riconoscere l’annessione della Crimea alla Russia.

17.52 Putin tiene alta la tensione sui confini

Durante una conferenza stampa, Putin alza di nuovo il tiro. La questione è sempre la stessa: fin dove si fermerà Mosca? Ai confini attuali sotto il controllo delle repubbliche di Donetsk e Luhansk oppure ai territori dell’intera regione? Nella costituzione delle due “nuove” entità statali è scritto chiaramente che i confini sono più ampi di quelli controllati sino ad oggi. Coinvolgono cioè tutta la valle del Donbass, con una larga fetta di terreno ora ancora sotto la giurisdizione ucraina. I leader filo russi oggi pomeriggio avevano congelato la questione, affermando che sarebbe stato un problema da risolvere in seguito. E lo stesso aveva fatto il Cremlino, sottolineando che il supporto è compreso nei confini “entro i quali la leadership delle due Repubbliche esercita autorità e giurisdizione”. Putin, però, adesso alza il tiro: “La costituzione precisa i confini di Donetsk e Luhansk nel momento in cui facevano parte dell’Ucraina”, ha detto in conferenza stampa. Il presidente russo si auspica che le controversie possano essere risolte con i negoziati tra Kiev e le repubbliche autoproclamate, ma certo il fatto che Putin consideri più ampio il territorio di “diritto” di Luhansk e Donetsk è un’ulteriore miccia sulla strada del possibile conflitto.

17.20 Nato: “Russia pronta ad un attacco”

Durante una conferenza stampa programmata già dal mattino, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha fatto sapere che stando alle informazioni in mano all’Alleanza la Russia si starebbe preparando per “un attacco dell’Ucraina su larga scala”. La Nato parla di “continui ammassamento militare”, soldati in “formazione di combattimento” e “pronti a colpire”. Il senato russo, non a caso, ha autorizzato Putin all’utilizzo di forse militari all’estero. “Ieri abbiamo firmato un accordo con Luhansk e Donetsk – ha detto lo zar – Forniremo tutti i tipi di assistenza, compresa l’assistenza militare. Se c’è un conflitto e se è necessario, rispetteremo gli obblighi che abbiamo preso”.

Nel Donbass intanto si combatte. I due schieramenti denunciano colpi di mortaio subiti. Secondo Stoltenberg è un modo per “cercare un pretesto per l’attacco”. “La notte scorsa – ha detto il segretario della Nato – abbiamo visto altri soldati russi entrare nel Donbass”. In allerta ci sono 100 jet e 120 navi. L’Alleanza chiede a Kiev di non “rispondere alle provocazioni” per evitare l’escalation.

16.34 Mosca: “Gli europei pagheranno di più il gas”

Eccola la contro-reazione della Russia. Dopo la decisione della Germania di sospendere la certificazione del North Stream 2, Mosca avverte: “Bene. Benvenuto nel nuovo mondo in cui gli europei molto presto pagheranno 2mila euro per mille metri cubi di gas naturale”. Il messaggio, scritto su Twitter da Dmitry Medvedev, mette nero su bianco il peggior incubo di Germania e Italia: il rischio che il prezzo del gas possa schizzare in alto, mettendo in ginocchio le imprese già in difficoltà a causa del caro bollette. Per questo il Cremlino si “augura” che lo stop al gasdotto sia solo “temporaneo” e per “ragioni politiche”.

16.00 Il rublo moneta della repubbliche di Donetsk e Luhansk

Secondo il trattato di amicizia firmato dai separatisti filorussi e da Mosca, i confini – per ora quelli già sotto il controllo dei ribelli – saranno presidiati congiuntamente dalle forze locali e da quelle di Putin. Inoltre, il dublo russo sarà la moneta ufficiale e si avvierà un “elevato livelli di integrazione economica”. Già 700mila persone hanno ottenuto il doppio passaporto, ma ora secondo il nuovo accordo la possibilità di ottenere cittadinanza russa diventa ufficiale.

14.55 Biden esulta per lo stop a North Stream 2

Tramite la portavoce della Casa Bianca, Biden fa sapere di aver accolto favorevolmente la decisione di Berlino di frenare la partenza del gasdotto. “Il presidente Biden aveva chiarito che se la Russia avesse invaso l’Ucraina, avremmo agito con la Germania per garantire che Nord Stream 2 non andasse avanti”, ha scritto Jen Psaki su Twitter. “Siamo stati in contatto con la Germania per tutta la notte e accogliamo con favore il loro annuncio. In giornata proseguiremo con le nostre misure”. Per la prima volta da ieri sera, poi, la Casa Bianca ha iniziato a parlare di “invasione” riferendosi alle mosse di Putin.

13.40 Mosca: “Le sanzioni? Nulla di nuovo”

Dalla Russia trapela tranquillità dopo l’annuncio di sanzioni da parte dell’Europa. ‘Occidente mette in campo sanzioni contro la Russia da tanto tempo, non ha inventato nulla di nuovo”, ha spiegato il ministero degli Esteri. Per ora i dettagli li hanno forniti solo Usa e Gran Bretaglia. Mentre Biden ha colpito l’economia delle regioni separatiste, l’Inghilterra si è concentrata su 5 banche e 3 individui “dall’elevato patrimonio economico”. Per il ministro Lavrov il dialogo con l’Occidente è ancora possibile, ma solo se Usa e Ue eviteranno di “umiliare la Russia e ritenerla responsabile di tutto”. Intanto Boris Johnson elogia la decisione della Germania di stoppare il North Stream 2: “Scelta coraggiosa”.

13.30 L’Ue pronta a emettere le sanzioni

Dopo una lunga riunione mattutina, l’Europa sembra più vicina a comminare sanzioni a Putin e alla Russia. Charles Michelle e Ursula von der Leyen in una nota hanno definito “illegale e inaccettabile” la decisione di Mosca di riconoscere le repubbliche separatiste. Secondo i due leader gli Stati membri avrebbero dimostrato “determinazione a reagire con fermezza e rapidità” alle mosse dello Zar. Le sanzioni verranno ufficializzate solo oggi pomeriggio, ma sul tavolo ci sono: il blocco del North Stream 2, che la Germania ha già sospeso da un punto di vista amministrativo; sanzioni dirette a oligarchi e banche che finanziano le operazioni militari; blocco dei mercati, dei servizi finanziari e dei capitali dell’Ue allo Stato e al governo russo; colpo al commercio delle due regioni separatiste da e verso l’Unione Europea.

12.50 Donetsk: “Kiev ora ci può bombardare”

Mentre le diplomazie cercano una soluzione alla crisi ucraina, con Putin che fa sapere di non volere “restaurare un impero” e di riconoscere solo i territori già in mano ai filo russi, le manovre militari continuano. Le forze di “peacekeeping” russe sono entrate nelle repubbliche di Donetsk e Luhanks, che hanno chiesto “protezione” a Mosca. L’intelligence dei ribelli ha fatto sapere di aver avvistato dei lanciarazzi diretti a Mriupol, città costiera sul Mar Nero adesso al centro dell’attenzione mondiale. Si trova nel territorio controllato dagli ucraini, ma è a pochi chilometri dalla linea di contatto.

12.20 Berlino sospende il Norh Stream 2

La notizia la dà in conferenza stampa il cancelliere tedesco Olaf Scholz: la Germania ha deciso di sospendere per il momento l’autorizzazione del gasdotto North Stream 2. Le ultime azioni della Russia sono andate un passo troppo oltre”, ha detto Scholz. Si compatta dunque il fronte occidentale, che da giorni si divideva proprio sulla questione energetica. Biden premeva per includere nelle sanzioni il settore energetico, Francia, Italia e Germania erano sempre state restie. Adesso la svolta. Il cui effetto è ancora tutto da valutare. Putin intanto fa sapere che “le forniture di gas ai mercati mondiali rimarrà ininterrotta”.

11.10 Mosca tende una mano

In tarda mattinata, il Cremlino ha confermato che il riconoscimento delle repubbliche riguarda i confini riconosciuti al momento della loro indipendenza, cioè quelli “entro i quali la leadership delle due Repubbliche esercita autorità e giurisdizione”. Questo significa che al momento l’intenzione della Russia sarebbe quella di lasciare una porta aperta alla negoziazione. “Sempre pronti a dialogare con Washington”, ha fatto sapere Mosca. Riconoscendo le repubbliche “entro i confini che si sono date”, Putin sta di fatto dando un segnale che potrebbe evitare la guerra aperta con Kiev: se l’azione di “peacekeeping” si limitasse ai territori già in mano ai filorussi, il resto del Donbass ancora controllata all’Ucraina potrebbe non essere coinvolto. Evitando una guerra vera e propria.

11.55 Kiev: “Non ritireremo le truppe dal Donbass”

Dopo la richiesta delle repubbliche di Luhansk e Donetsk di ritirare le truppe ucraine dall’intero territorio della regione del Donbass, e dunque non solo nella parte già in mano ai filo russi, Kiev ha risposto che non intende fare passi indietro. Una decisione che, ovviamente, rischia di avvicinare la guerra: Putin deciderà di superare l’attuale linea di contatto e allargare la missione di “peacekeeping” all’intero Donbass, incrociando le spade con le truppe ucraine?

11.25 “Fermate il North Stream 2”

L’Ucraina mette pressione all’Unione Europea. Mentre i ministri degli esteri Ue sono in riunione per decidere quali sanzioni applicare a Mosca, il presidente Zelensky chiede ufficialmente che venga incluso lo stop al gasdotto che dalla Russia porta il gas in Germania, senza passare dai Paesi baltici. L’infrastruttura vale 11 miliardi di dollari, è già pronta, ma attende il via libera della Commissione Ue. Proprio il North Stream 2 è tra i motivi delle divisioni interne all’Unione Europea: la Germania, infatti, non vorrebbe includerla nelle sanzioni. Per il ministro della difesa Ucraino, Oleksiy Reznikov, il Cremlino sta cercando di “resuscitare l’Urss”. E prepara i soldati ucraini ad affrontare “prove difficili” e numerose “perdite”.

11.15 Da Draghi “ferma condanna” a Mosca

Durante il suo intervento alla cerimonia per la nomina del presidente del Consiglio di Stato, Mario Draghi ha dichiarato il disappunto italiano per quanto avvenuto ieri sera. “Voglio prima di tutto esprimere la mia più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass”, ha detto il premier. “Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. A Parigi, per discutere delle sanzioni europee a Mosca, è volato invece Luigi Di Maio che ha assicurato il sostegno italiano alle decisioni degli alleati.

10.35 “L’Ucraina ritiri le truppe”

I primi segnali di una escalation arrivano a metà mattina. Il vicepresidente del parlamento di Luhansk ha “invitato” l’Ucraina a ritirare le truppe dal territorio dell’autoproclamata repubblica. Cosa significa? Semplice. In questo momento i separatisti controllano solo una parte di quella che era la regione del Luhansk ucraino. Se i filorussi ritengono che il territorio della Repubblica popolare sia “il territorio dell’ex regione”, stanno affermando che intendono governare anche sulle parti di terreno in cui – ad oggi – sono presenti le truppe ucraine. Se Kiev non dovesse ritirare i soldati – dicono – verrà presa una decisione per ripristinare l’integrità territoriale della repubblica. Ovviamente, in quel caso, sarebbe con l’aiuto di Mosca che così andrebbe “oltre” la linea di contatto su cui nel 2014 si erano bloccati gli scontri tra ucraini e filo-russi.

10.30 Johnson: “Colpiremo duramente la Russia”

La Gran Bretagna annuncia “una prima serie” di sanzioni. Londra non deve attendere il via libera degli altri Paesi dell’Ue, avendo ormai abbandonato Bruxelles. Dunque si accoda per prima agli Stati Uniti d’America e, dopo una riunione dell’unità di crisi, annuncia la decisione presa: “Questo è solo il primo round di sanzioni economiche britanniche contro la Russia”, dice Boris Johnson. Il timore è che Mosca possa andare “oltre” le repubbliche separatiste ed annettere tutta l’Ucraina, che ieri di fatto Putin non ha riconosciuto come entità territoriale storica. In casi di “invasione su larga scala”, dunque, Londra potrebbe approvare un secondo round di sanzioni.

09.30 L’Ue: “Truppe russe in suolo ucraino”

Si attendono le decisioni che l’Europa prenderà dopo l’invio delle truppe russe in Ucraina. La dipendenza europea dal gas, in particolare di Germania e Italia, divide da giorni il fronte europeo. Non è un caso se il testo delle sanzioni non arriverà prima del pomeriggio: è il sintomo delle fratture europee. Draghi ha chiesto e ottenuto che l’energia venga esclusa dalle sanzioni, ma certo qualunque decisione inciderà non solo sull’economia russa ma anche su quella dell’Ue. L’interscambio economico è enorme. L’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, dopo le fallite trattative di Macron e Sholz, ha detto chiaramente che “le truppe russe sono entrate nel Donbass. Noi consideriamo il Donbass parte dell’Ucraina. Quindi certamente con l’ingresso delle truppe russe nel Donbass, non darei che sia un’invasione totale ma le truppe russe sono sul suolo ucraino”. Sulla stessa linea anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel: “L’Ue è al vostro fianco, sostiene fermamente e pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina. La mossa della Russia è un attacco contro il diritto internazionale e l’ordine internazionale basato sulle regole”. Inevitabile dunque una reazione dell’Ue. La domanda è: quanto sarà dura?

09.15 Kiev: “Sanzioni siano dure”

In un comunicato del ministero degli esteri ucraino divulgato questa mattina, Kiev afferma che “è arrivato il momento di agire per fermare l’aggressione russa e riportare la pace e la stabilità in Europa”. La richiesta ucraina, all’Ue e alla Nato, è quella di imporre “dure sanzioni” a Putin per inviare “un chiaro segnale”. Per Dmitro Kulaba l’Ucraina sta “tenendo conto di tutti i rischi” e non intende “cadere nelle provocazioni” russe: “Il servizio diplomatico ucraino sta usando tutto il proprio arsenale di strumenti diplomatici per evitare un’espansione del conflitto armato”. Senza l’appoggio militare della Nato, che nei giorni scorsi era stato escluso, la posizione militare di Kiev è complicata: un conflitto aperto con Mosca potrebbe essere devastante.

Ore 09.00 “L’invasione è iniziata”

Il ministro della Salute della Gran Bretagna, Sajid Javid, a Sky News conferma che “l’invasione russa dell’Ucraina” è iniziata. Bors Johnson sta presiedendo la riunione del Cobra alla fine del quale Londra dovrebbe esplicitare le sue sanzioni a Mosca.

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08.50 Zelensky: “Non cediamo nulla”

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è apparso in video per parlare con i suoi cittadini ucraini. “Le recenti azioni della Russia sono una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale del nostro Stato”, ha detto. “Vogliamo la pace, ma non abbiamo paura della Russia”. Zelensky si rifiuta, come ovvio, di riconoscere le repubbliche separatiste e conferma che “i confini internazionali dell’Ucraina resteranno gli stessi”. Nel video messaggio la scelta della scenografia non è secondaria: alle spalle del presidente spicca una cartina dell’Ucraina.

08.40 Due ucraini morti e 12 feriti in Donbass

Nella terra dove da anni gli accordi di Minsk e il cessate il fuoco vengono regolarmente disattesi, oggi sono stati uccisi due militari ucraini e altri 12 sono stati feriti. La linea di contatto tra le repubbliche separatiste e le forze armate di Kiev si fa sempre più incandescente. Alle prime ore del mattino, infatti, le forze ucraine avrebbero sferrato 5 attacchi contro Lugansk.

07.50 Biden firma le sanzioni

Su Twitter, il presidente americano Joe Biden annuncia di aver firmato un ordine esecutivo per “negare alla Russia la possibilità di trarre profitto dalle sue palesi violazioni del diritto internazionale. Continuiamo a consultarci da vicino con alleati e partner, inclusa l’Ucraina, sui prossimi passi”. Nella pratica, le sanzioni Usa riguardano direttamente le regioni separatiste del Donbass: vengono bloccati gli investimenti, gli scambi commerciali e i finanziamenti da parte di società americane alle repubbliche di Donetsk e Lugansk. Questa mossa permette a Biden di mostrarsi rapido nella risposta alle mosse di Mosca, mantenendo una proporzionalità. Per il momento non è stata colpita direttamente la Russia ma solo le regioni che hanno chiesto l’intervento di Putin.