Come recita una celeberrima frase di Karl von Clausewitz, “la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi.” Ed è ciò che sembra che stia per accadere nell’ambito del sempre più confuso conflitto Russia-Ucraina. Destando non poche preoccupazioni in Europa, il governo di Mosca ha annunciato che aumenterà il numero di voli dal Nord Africa e dal Medio Oriente verso Kalinigrad, scalo situato a pochi chilometri dal confine polacco. Di fatto Putin minaccia i Paesi che fiancheggiano l’Ucraina con una sorta di bomba umana a scoppio ritardato, per mezzo di un sostanziale aumento della pressione esercitata dai migranti che tentano di entrare nell’Unione europea attraverso la Russia.
Non sappiamo se la cosa sia casuale, anche se come diceva un vecchio bau bau della nostra politica a pensar male…, tuttavia l’annuncio è stato quasi contemporaneo a una notizia pubblicata dal New York Times, secondo cui gli Stati Uniti sarebbero intenzionati a aumentare decisamente la potenza di fuoco dell’esercito ucraino, così da consentire al governo di Kiev si riprendere il pieno controllo della Crimea, di fatto occupata dai russi dal 2014. Si tratterebbe – il condizionale è d’obbligo in questa guerra dalla mille sfaccettature – di una vera e propria svolta, dato che l’amministrazione Biden si era sempre mantenuta su posizioni piuttosto caute su tale questione.
Anche perché, sebbene personalmente non provo grande simpatia per l’autocrazia russa, non sembra proprio questo il modo per consentire a Putin di uscire in modo dignitoso dal pantano nel quale si è cacciato da quasi un anno. D’altro canto la questione della Crimea, in cui circa il 55% della popolazione è di etnia russa, contro meno del 25% di ucraini, ha creato grandi tensioni tra Mosca e Kiev sin dalla fine dell’impero sovietico. Basti ricordare che nelle elezioni ucraine del 1994 il locale partito filo-russo prese oltre il 65% dei suffragi. Quindi, ammesso e concesso che si tratti di una mera mossa propagandistica, solo il fatto di aver voluto toccare questo delicato tasto non può che incattivire ulteriormente il conflitto, offrendo a Putin un ulteriore argomento per rinsaldare il fronte interno. Comunque sia, che Jo Biden non sia un genio sul piano della strategia e della diplomazia si era compreso da tempo. Ed il passo falso sulla Crimea lo conferma appieno.
Intanto, monta la querelle tra Kiev e Mosca sulle condizioni di Putin: secondo Volodymyr Zelensky, poiché il leader russo appare spesso contro li chroma key, cioè uno sfondo fittizio, non è “del tutto sicuro” che sia ancora vivo. “Non capisco bene con chi parlare e di cosa”, ha detto il presidente ucraino. Non si è fatta attendere la replica del Cremlino: “La Russia e Putin esistono ed esisteranno” e Zelensky dovrebbe “rendersene conto per il bene del suo Paese”.
Claudio Romiti, 19 gennaio 2023