La notizia è di quelle clamorose. E arriva come un fulmine a ciel sereno. Michel Claise, il Di Pietro di Bruxelles, l’uomo che ha gestito le indagini sul caso Qatargate e ha arrestato Eva Kaili, il fidanzato Francesco e Antonio Panzeri, lascia le indagini sulla presunta corruzione europea. E lo fa all’improvviso, proprio nel giorno in cui aveva ricevuto in procura l’eurodeputato Andrea Cozzolino dopo la revoca del mandato di arresto europeo. Il motivo del ribaltone? Questioni “private” che riguardano il figlio, ma anche un certo scontento nell’opinione pubblica per i metodi di un magistrato istruttore che ha tenuto in carcere per lunghi mesi la Kaili in carcere e lontano dalla figlia di due anni.
Claise lascia le indagini
La notizia viene diffusa nella tarda serata di ieri con una nota dalla procura federale belga. Poche parole ma decise. Claise lascia “in via cautelare” per permettere alla giustizia di “continuare serenamente il suo lavoro”. L’inghippo riguarda una faccenda privata, o meglio il dettaglio non di poco conto che il figlio di Claise fosse in affari con il figlio di un eurodeputato. La procura parla apertamente di una “necessaria separazione tra vita privata e familiare e responsabilità professionali”. Alcuni “elementi” apparsi “di recente”, infatti, secondo i magistrati belgi potrebbero “sollevare alcune domande sul funzionamento oggettivo dell’indagine”.
Per approfondire
- “Mia figlia usata per fare pressioni”. Che errore il trattamento a Eva Kaili
- Qatargate, così è morta la “superiorità morale” della sinistra
La società di cannabis legale
Nicolas, figlio maggiore di Claise, dal 2018 sarebbe in affari con il figlio di Maria Arena, eurodeputata mai indagata, in una società che si occupa di rivendere la cannabis legale. A “scoprire” il tutto sarebbero stati i legali di Marc Tarabella: alle 16 di ieri Maxim Toeller, scrive Le Soir, ha inviato una lettera al giudice informandolo della scoperta e invitandolo a dimettersi. Claise attende di ascoltare Andrea Cozzolino dopo la revoca del mandato di arresto e dei domiciliari (deciso dalla procura di Napoli) e poi fa le valigie. “Siamo sollevati – spiega l’avvocato -. Ci dispiace che il giudice istruttore non si sia ritirato direttamente dal caso”. Con la rinuncia di Claise spera di salvare l’inchiesta, ma i legali già chiedono una rivisitazione dell’intero faldone a partire dalle “confessioni” del pentito Antonio Panzeri che tirano in ballo molti degli attuali indagati.
Intanto, ieri anche Eva Kaili è passata al contrattacco. Dopo essere tornata in libertà, l’ex vicepresidente ha fatto ricorso per chiedere conto del software spia dei servizi segreti che ne avrebbero sorvegliato l’attività parlamentare. Secondo Kaili sarebbe stata violata la sua immunità parlamentare.