Brando Benifei, Andrea Cozzolino e Alessandra Moretti. Sono questi i tre nomi fatti da Antonio Panzeri, tra gli iceberg dello scandalo europeo Qatargate, davanti ai magistrati di Bruxelles. I tre parlamentari piddini, infatti, sarebbero stati eletti al Pe nel 2019 grazie ai voti decisivi della comunità marocchina nei loro rispettivi collegi.
L’aspetto decisivo è che fu proprio l’ambasciatore marocchino a Varsavia, Abderrahim Atmoun, a chiedere direttamente a Panzeri di indicare chi “poteva aiutarlo in Italia”. Al che l’ex deputato indicò i tre nomi dei politici del Partito Democratico: “Questi parlamentari – mette a verbale Panzeri – erano rappresentati dai rispettivi assistenti, durante un importante incontro che si è tenuto a Roma con Atmoun e il responsabile dei cittadini marocchini nel mondo, di cui non ricordo più il nome”.
Una confessione che però è stata sbugiardata dai rispettivi Benifei, Moretti e Cozzolino. Ma è proprio quest’ultimo ad essere il destinatario delle accuse più gravi: “Cozzolino è sempre alla ricerca di risorse finanziarie”, afferma Panzeri. Vuole sempre più soldi e mi ha chiesto cosa potevamo fare con il Marocco. È così che ho proposto ad Atmoun di incontrarlo a Varsavia”. Come riportato da La Repubblica, secondo Panzeri “si è creato un vero e proprio rapporto tra i due. Ad esempio, Atmoun mi ha chiamato perché Cozzolino lo infastidiva con i soldi. Mi ha chiesto se potevo anticipargli 10mila euro per lui e l’ho fatto. Ho portato questa somma a Cozzolino nel 2021, che non mi è stata rimborsata”.
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Le novità, però, non finiscono qui. Panzeri decide di vuotare ulteriormente il sacco facendo altri nomi e tirando in ballo l’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi, e l’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso. La prima, secondo la ricostruzione dell’ex eurodeputato “pentito”, avrebbe buttato una borsa con 60-70mila euro in contanti; mentre la seconda avrebbe percepito finanziamenti direttamente dal Qatar per la campagna a leader dell’Unione globale dei sindacati nel 2018.
Nel tentativo di ricostruire i fatti, Panzeri specifica: “Mi è stato chiesto chi fosse l’italiana candidata (per la presidenza dell’Unione globale dei sindacati). Dissi che conoscevo Camusso perché eravamo stati nello stesso sindacato. Mi dicono che l’avrebbero incontrata volentieri e l’avrebbero aiutata. Ho parlato con lei a Milano e mi disse di essere disponibile per questo incontro, che si è tenuto poche settimane dopo”. Si sarebbe parlato di aiuti sia ai sindacati africani che al medio Oriente: “In precedenza, avevamo individuato una cifra di 600mila euro che mi sono stati dati in una borsa e sono una buona parte dei soldi trovati nella mia casa. Poi ho saputo che bastavano solo 50mila. Mi restavano quindi 500mila che ho tenuto“. Susanna Camusso, comunque, ha negato le accuse in modo tranchant: “Non mi è stato chiesto di supportare il Qatar in nessun modo, né si è parlato mai di denaro. So che alcune donazioni sono state ricevute da altri sindacati per le organizzazioni più povere. Non ero coinvolta direttamente e non conosco i dettagli”.