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Qatargate, Panzeri confessa: “Troppi soldi, li buttavo nella spazzatura”

L’ex eurodeputato di sinistra, Antonio Panzeri, continua a vuotare il sacco. Si allarga l’inchiesta Qatargate

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Bei tempi per i comunisti, quelli in cui il compagno G., al secolo Primo Greganti, si trincerava dietro un eroico e insolito silenzio, dichiarando di aver preso per sé i soldi delle tangenti e non per il partito. Talmente belli che alle feste dell’Unità i rossi erano soliti indossare magliette con su scritto “Viva Greganti”, per testimoniare tutta la loro riconoscenza a quel compagno G. che stoicamente con le sue menzogne aveva salvato loro e il Pci dal furia giustizialista di Tangentopoli. Davvero belli quei tempi, anche se probabilmente non torneranno più.
Si, perché il compagno G. dei giorni nostri, sarebbe a dire l’ex eurodeputato di Pd e Articolo 1, Antonio Panzeri, al contrario dell’omertoso Greganti, ‘canta’ che è una bellezza. Nell’intento di ottenere uno sconto di pena, infatti, Panzeri ha stretto un accordo con le autorità belghe che lo scorso 9 dicembre 2022 lo avevano tratto in arresto per corruzione: la riduzione della pena da cinque ad un anno in cambio di una confessione in merito all’inchiesta Qatargate.
Per approfondire:
L’ormai ex europarlamentare ha così optato per una strada alternativa rispetto a quella che a suo tempo ebbe ad imboccare Primo Greganti, e ha deciso di vuotare il sacco sul giro di corruzione, messo in piedi dal Qatar, per orientare i giudizi del Parlamento europeo sul tema dei diritti umani.
Il giro di tangenti, a quanto pare, era iniziato già nel 2014, e aveva interessato in un primo momento il Marocco. In seguito, gli episodi di corruzione si sono allargati a macchia d’olio con l’ingresso sulla scena del Qatar, paese dal quale Panzeri e il suo assistente Francesco Giorgi hanno intascato, stando alle dichiarazioni dell’ex eurodeputato, la somma monstre di un milione di euro a testa per il 2018 e il 2019.
Nel corso degli interrogatori a cui si è sottoposto, Antonio Panzeri ha altresì svelato agli investigatori della Procura federale belga che la maggior parte del denaro qatariota veniva consegnato tramite un uomo d’affari turco. Nelle sue confessioni Panzeri, oltre a tirare in ballo (e inguaiare) altri ex colleghi europarlamentari, svela anche dei curiosi aneddoti. Si va dalla valigetta contenente ‘soli’ 15 mila euro rubatagli sul treno Parigi-Bruxelles, fino alla rivelazione choc: non sapendo più cosa fare di tutto il contante a sua disposizione, Panzeri, un giorno, ha pensato bene di “gettarne un po’ in un bidone della spazzatura mentre tornava a casa”.
E questi sono solo gli ultimi dettagli di uno scandalo che sta scuotendo dall’interno le istituzioni europee. E non finisce certo qua. C’è da scommettere, infatti, che molto presto il romanzo Qatargate si arricchirà di nuovi interessanti capitoli. Il Parlamento europeo trema, la superiorità morale dei rossi crolla sotto le confessioni di Panzeri, e a sinistra rimpiangono sempre più i tempi del mitico Greganti. È proprio vero: non ci sono più i comunisti di una volta.
Salvatore Di Bartolo, 9 marzo 2023