Apprendiamo con sgomento che suor Ilaria Salis, la madonnina del manganello, ha un comitato elettorale. Chi ci sia dietro non si capisce, ma si intuisce… Nel sito del comitato, infatti, non si parla d’altro che di soldi: chiesti, pretesi, invocati, rivendicati. Si traffica persino sull’obiettivo delle firme, “un milione”, ma sa tanto di paravento per indicare, in modo subliminale, una cifra sonante: tipo il signor Bonaventura.
Per ottenere “el milion”, come avrebbe detto il paròn Nereo Rocco (“Romeo sta’ indrio che perdemo un milion!”), il comitato sviluppa una idea agiografica, da vita dei santi, reparto congregazione delle piccole figlie gementi di Guevara, di suor Incatenata beata Salis: Ilaria che sta in cella 23 ore al giorno (come tutti, se no che galera è?), Ilaria che telefona poco ai parenti e ai guerriglieri in Italia, come sta Ilaria, cosa fa Ilaria, ogni 2 settimane allo spaccio, del carcere, si annoia Ilaria, artisti per Ilaria (quali? Quelli che pretendono 10mila euro ogni volta che alzano il pugnetto?). Situazione aggiornata ai recenti domiciliari, ma “ma la sua lotta non é ancora finita”, il giudice “ha svelato pubblicamente l’indirizzo dell’abitazione, esponendo Ilaria a un grave rischio per la sua sicurezza”, quindi “sosteniamola ancora una volta”, se no casca la narrazione pubblicitaria-commerciale.
E va bene, va tutto bene, Ilaria candidata, però non può fare campagna elettorale come gli altri, donate, donate donate. Tutto bene, tutto bello, ma le idee? Insomma a parte il martirologio, che propone suor Salis, qual è il suo programma elettorale? Avrà pure degli obiettivi, degli impegni se va in Europa. Mah. Non si capisce. Nessuno finora ha colto un’ombra di prospettiva. Forse si tiene tutto per il libro che sta scrivendo, i quaderni di Ilaria. Magari fa come il general grafomane. Sta di fatto che tutto si può dire del Vannacci letterario, non che non abbia squadernato le sue idee, per spericolate che siano: uno è libero di identificarsi o meno in chi ce l’ha coi neri, i pel di carota, quelli e quegli altri (silenzio sui vaccini e sui lockdown, però: ahi ahi ahi, qui parà ci cova), uno che scendeva in metro per annusare i colored, per sapere di che sapessero: padronissimi, poi leggere è un po’ votare e ciascuno, come direbbe Fabio Capello, “se ne assume la responsabilità!”.
Suor Salis no. Resta coperta. O forse deserta di idee. Abbiamo a malapena arguito un paio di convinzioni, una: “Io sono l’immagine della Repubblica italiana”. Ciò, speremo de no. L’altra: “Io sono antifà naturale”. Sì, tipo una bibita da centro sociale. E che si intende per antifà natural? Sprangare a passeggio? Occupare pro Hamas insieme all’imam di Torino? Tiriamo a caso, convinti di non sbagliarci più che tanto: il brodo primordiale quello è e quello rimane, la subcultura di riferimento è geneticamente costruita sull’odio. Tutti gli uomini covano odio, ma il comunista ne fa una teologia, fedele all’insegnamento marxiano: lui non prova mai un moto di compassione, di tenerezza, di amore genuino, la sua tensione sociale è nel segno della rivolta, l’inclusività va imposta, non c’è altro modo di aggiustare le cose che la rivoluzione “che non è un pranzo di gala” ma prevede bagni di sangue. La sua umanità, il suo restare umani, prevede lo sfoltimento di altri umani, disumanizzati.
Non c’è niente nell’immaginario comunista, del comunista, che non risulti filtrato dalla direttiva, la burocrazia partitica, il politburo coi suoi lunghi coltelli, la comprensione è roba decadente, borghese, smidollata, anche se ormai i più smidollati e fludificanti di tutti sono i compagni. Ma dategli un martello, una spranga, un manganello e subito si riprendono, si ritrovano. Uno potrà dire: che bisogno ha suor Ilaria incatenata di specificare le sue priorità? Lei si rifà al programma ufficiale di chi l’ha candidata. Ma Europa Verde e compagna, ossia il duo di impresari Bonelli&Fratoianni che si sono assunti la briga in luogo della casa madre, il Pd, che non voleva sporcarsi le mani, non ha altri programmi a parte una impostazione ambientalista tesa vigorosamente ad accoppare l’ambiente, il pianeta e chi ci vive dentro. Per il resto, oscilla tra il migrantismo spericolato di Soumahoro e la giustizia sociale a (presunte) bastonate di suor Salis.
Comunque voi donate, donate, donate, che poi fa rima con votate, votate, votate. E contribuite alle spese. Il piatto piange, compagni. Il senso è non binario, praticamente univoco, e l’unico scopo, l’unico orizzonte, l’unico traguardo è quello: fare soldi per fare soldi per fare soldi. Altro dogma della chiesa comunista. Non c’è uno più attaccato al soldo di chi ostenta critica e disprezzo per il denaro. Sono ossessionati, il loro materialismo fumettistico non conosce altra dimensione. Di qualsiasi cosa tu ti occupi, dalle apocalissi molecolari in un firmamento di guerre stellari, sino a Fedez in Ferrari, il comunista verrà sotto a commentarti invariabilmente: rosicone, lui ha i soldi e tu no. O del meccanismo della proiezione in psicologia. E allora voi, per non saper né leggere né scrivere (se no non sareste comunisti), non preoccupatevi di niente: il mondo di suor Ilaria non è al contrario ma all’Askatasuna, da centro sociale: donate, votate e più non dimandate.
Il fatto è che suor Ilaria, come da noi inesorabilmente previsto la scorsa volta (carta canta, villan dorme e scripta manent), ha già cominciato a scassare l’aureola: e la prima notte in casa ho dormito male, e il braccialetto elettronico è scomodo, e qui non mi trovo tanto bene… Vedrete che prestissimo passerà a lamentarsi del bilocale, che è stretto, che non può contenere il suo ego, poi pretenderà un menu personalizzato, poi lamenterà i pochi fondi che arrivano in sostegno della campagna. Eccolo qua il programma elettorale: soldi money dinero. Poi prova a dire che suor Salis non è una comunista “coi fiocchi e coi maroni”.
Max Del Papa, 27 maggio 2024
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