Qual è il vero scandalo della fissa di Giuli per Spano

Vacante il posto di Capo di Gabinetto al Mic. Ipotesi Francesco Spano, fatto dimettere da FdI dall’Unar. Ci siete o ci fate?

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Spano Francesco servizio iene

Piccola riflessione su Francesco Spano, l’ex direttore dell’Unar, fatto dimettere da un servizio delle Iene, duramente contestato da Fratelli d’Italia nell’anno del Signore 2017 e nuovo Capo di Gabinetto di Alessandro Giuli al Mic. Nel governo di Giorgia Meloni.

Primo appunto: la Corte dei Conti non fece rilievi a Spano per i finanziamenti assegnati (55mila euro) dall’Unar all’associazione di cui si ipotizzava fosse socio “a sua insaputa”. Quella vicenda, dice lui oggi, “si è conclusa senza nessun addebito nei miei confronti, né da parte della magistratura ordinaria né da quella contabile”. Certo: continua a far strano che i soldi dei contribuenti finiscano ad enti che sollevano così tanti interrogativi sulle loro varie attività, come spiegato chiaramente nella Zuppa di Porro di oggi. Il punto però qui è politico. Era davvero necessario portarlo al Ministero della Cultura? Rileggiamo il post della Meloni di qualche anno fa: “Chiediamo che l’Unar, il sedicente Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, venga chiuso oggi stesso. L’Italia non ha alcun bisogno di un ‘ufficio’ che con una mano finanzia un’associazione gay nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento e con l’altra scrive lettere ai parlamentari per censurare il loro pensiero. Non un euro in più delle tasse degli italiani deve essere buttato per pagare lo stipendio a dei signori, come il direttore dell’Unar Spano, che in evidente conflitto d’interessi assegnano decine di migliaia di euro di soldi pubblici ad associazioni di cui sono soci”. Possibile che lo stesso partito che ieri lo combatteva, oggi intenda elevarlo a Capo di Gabinetto? Sbagliava allora, oppure sbaglia oggi?

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Poi per carità: non abbiamo nulla contro Spano. Sarà bravissimo, come assicura Giuli. Diamo anche per buona l’ipotesi che sul caso dei finanziamenti avesse ragione lui e che fu tutto un malinteso. Qui la questione è politica. È mai possibile che un ministro “di destra”, con un pedigree “di destra”, non abbia trovato di meglio che scegliersi come Capo di Gabinetto uno che è stato consigliere legislativo del Pd, già vicino a Giuliano Amato e Giovanna Melandri, peraltro aspramente criticato in passato dalla premier in carica? Davvero non si poteva evitare di mettere in tale imbarazzo Palazzo Chigi? E ancora: davvero tra i curriculum non ce n’era un altro parimenti valido, “di fiducia” sì ma libero da possibili incomprensioni con una fetta di elettorato meloniano? Forse no. Ma allora uno va a pensare che abbiano ragione a sinistra a sostenere che il problema degli avversari sia non avere una classe dirigente, di primo e secondo livello, all’altezza del compito.

Giuseppe De Lorenzo, 14 ottobre 2024

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