È partita ieri la campagna elettorale della Lega in Lombardia, la regione ove si voterà fra due mesi per rieleggere Attilio Fontana, il governatore uscente. Nel presentare la candidatura unitaria di Fontana, ieri Matteo Salvini ha tenuto un discorso importante davanti a una platea di militanti e amici della Lega, tutto all’insegna dell’orgoglio di partito e della passione per la politica.
Non era scontato visto gli attacchi concentrici che La Lega, il segretario e lo stesso Fontana hanno ricevuto dalla sinistra negli ultimi anni, e particolarmente negli ultimi mesi. Attacchi che hanno fantasticato della presenza di una fronda interna al segretario, di una spaccatura fra gli alleati di governo, della Lombardia come test decisivo per Salvini, ecc. ecc.
Al che Salvini non ha potuto che rivendicare forte, quasi con un senso di sfida, la sua leadership: “non accetto lezioni di militanza da nessuno, essendo nella Lega dal 1991”. Il segretario ha poi aggiunto che la Lega è una famiglia e che se qualcuno ha cercato di rovinarla non ci è riuscito. È questo un passaggio importante perché, anche se il segretario non l’ha detto ed era opportuno che non lo dicesse (gli italiani sanno trarre da soli le conclusioni), in questi giorni tutti i miti e i castelli di carta messi su dalla sinistra, e utilizzati come una clava contro di lui, stanno ad uno ad uno crollando.
A cominciare, ovviamente, da quella mitologizzazione delle ong, che Salvini aveva avuto il merito in tempi non sospetti di indicare agli italiani come fonte di corruttela e non di spirito di umanità. Ciò che più piace probabilmente al popolo della Lega, e a quello della Lombardia e del Nord in particolare, è però l’impronta pragmatistica e liberale, efficientista, che in questi due mesi il partito sta dando al governo, ove finalmente può agire senza più i lacci delle passate esperienze governative.
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Dal Codice degli appalti al progetto europeo di costruzione del ponte di Messina, dal contratto degli insegnanti ai tanti provvedimenti già presi per l’istruzione dal ministro Valditara, solo per fare qualche esempio, la Lega sembra aver dato il tono liberale, che chi scrive (e non solo lui), si aspettava dal partito di Salvini, all’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni. E che è il necessario e indispensabile complemento per i buoni esiti del primo governo non di sinistra, e senza il Pd, degli ultimi decenni.
Corrado Ocone, 18 dicembre 2022