Draghi fu chiamato a Palazzo Chigi per farci uscire dall’emergenza della pandemia. Ma – su questo non ci sono dubbi – dopo un anno siamo ancora in emergenza; e lo siamo non perché lo dico io, ma perché lo dice lo stesso Draghi che ha decretato l’estensione temporale dello stato d’emergenza. A questo proposito, trovo sconfortante lo stato pietoso in cui versa il giornalismo italiano: all’ultima conferenza stampa nessuno, dico nessuno, che gli abbia chiesto: «Signor presidente del Consiglio, lei un anno fa fu chiamato per farci uscire dallo stato d’emergenza e invece ci siamo ancora dentro fino al collo, vuole ammettere il suo fallimento?».
Altra cosa penosa di quella conferenza è il rifiuto di rispondere a domande del tipo: «Signor presidente del Consiglio, le piacerebbe o, comunque, sarebbe disponibile a diventare Presidente della Repubblica?». Basterebbe questo suo rifiuto per non portarlo al Quirinale. Avrebbe potuto rispondere con eleganza o, il che è lo stesso, con la verità: «E a chi non piacerebbe diventare Presidente della Repubblica?».
Direte che son severo con Mario Draghi. Sì, francamente non lo reggo. Ma ditemi voi come si fa a reggerlo dopo che dallo scivolone «chi non si vaccina è un assassino» nulla ha imparato, e c’è toccato sentire che «gran parte dei problemi che abbiamo dipende dai non vaccinati». Una meschinità. Innanzitutto perché, come la precedente, è una frase falsa, visto che oltre ai 6 milioni di non vaccinati ci sono anche 10 milioni di vaccinati da oltre sei mesi che, rispetto al virus, è come se fossero non vaccinati. E poi perché, addossa ad altri la responsabilità di circostanze delle quali è egli stesso il vero responsabile. Tutto sommato, non è così super come è stato rappresentato, è come Don Calogero: perfetto per il Quirinale.
Franco Battaglia, 15 gennaio 2022