Cultura, tv e spettacoli

“Qualcosa c’è…”. Travaglio randella la Annunziata sulla Rai

Marco Travaglio e Lucia Annunziata

Marco Travaglio non sarà di sicuro il cup of tea di questa nostra Zuppa, però oggi vale la pena dare una letta al suo editoriale in cui randella – senza sconti –  Lucia Annunziata, neo martire del sinistrismo televisivo. I fatti sono noti. La giornalista, già direttrice del Tg3 e poi presidente della Rai, appena scoperte le nomine del governo nella tv di Stato ha deciso di dimettersi dal servizio pubblico perché in disaccordo con la linea dell’esecutivo.

Molto si è detto e tanto si è scritto sulla poca coerenza di questa posizione. Tanto che pure Michele Santoro, non certo un esponente della “destra” giornalistica, l’altra sera a DiMartedì ha ben pensato di rinfrescare la memoria ai “non epurati Fazio e Annunziata”. Ovviamente molti colleghi sono scesi prontamente in campo in sua difesa, prima con un articolo di Aldo Grasso e poi con la solita lagna di Massimo Gramellini. Per questo Travaglio oggi ha deciso di rinfrescare un po’ la memoria a tutti quanti: “Su Fazio non c’è nulla da aggiungere ai ricordi di Santoro e a quelli di Luttazzi sul Fatto, scrive. Invece  “sull’Annunziata qualcosa c’è”.

“Nel 1996 Prodi vince le elezioni e lei, da un anno conduttrice di Linea3 su Raitre, sale sul palco di piazza Santi Apostoli per festeggiare coi leader dell’Ulivo: tre mesi dopo è direttrice del Tg3 con la benedizione degli amici Prodi e Fini. Nel ’98 se ne va sbattendo la porta: ‘Il Tg3 è l’unica isola di socialismo reale'”. Poi nel 2001 Berlusconi vince le elezioni e parte il valzer delle poltrone. “Il 7 marzo ’03 – continua Travaglio – i presidenti delle Camere, Casini e Pera, nominano presidente ‘di garanzia’ della Rai Paolo Mieli, scelto in una rosa di nomi avanzata dall’Ulivo”. Mieli vorrebbe richiamare in Rai Biagi e Santoro, ma le condizioni non ci sono. Dunque l’editorialista del Corriere rinuncia. “Ufficialmente il centrosinistra si chiama fuori – continua Travaglio – Ma poi, in segreto, Fassino vede Casini e gli fa il nome dell’Annunziata che, dopo una variopinta carriera dal Manifesto a Repubblica al Foglio, è editorialista e “garante” del Riformista di Polito, giornale di area Ds che piace a destra. B. approva, FI e An plaudono. Il 13 marzo, appena Fassino, Casini e Pera la chiamano, Annunziata accetta senza neppure le minime pregiudiziali poste da Mieli (il rientro di almeno due epurati). ‘Ci ho pensato un attimo – racconterà – forse meno di un attimo. Poi ho risposto: perché no?'”.

La domanda sorge quindi spontanea: nel 2003 Annunziata condivideva per caso i provvedimenti del governo Berlusconi? Difficile immaginarlo, eppure oggi per le stesse ragioni se ne va sbattendo la porta.