Qualcuno lo dica: il pelo sulle gambe di Carola Rackete fa schifo

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Rackete (1)

Cosa dovete augurare alla gente che vi sta sulle balle? La risposta non è mai stata così semplice. Abbiamo due opzioni: 1) fargli vedere il film Palazzina Laf del regista noto solo per aver messo a testa in giù la Meloni o passare mezz’ora accanto Carola Rackete col suo vestitino rosso e con i peli lunghi sulle gambe ben esibiti.

Esibire il pelo sulla gambe è politica. È uno schifo. Avere i peli sulle gambe fa schifo. Datemi del pariolino borghesotto, ma mi fanno orrore. La differenza tra l’uomo e la scimmia sono i peli. Io posso vedere Parenzo con i peli, ma non posso vedere un mondo occidentale che esibisca l’anti-occidentalità. Sì perché curarsi e togliersi i peli dalle gambe è un gesto che anche un maranza col borsello potrebbe fare.

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Questa è l’alta politica della Zuppa di Porro: noi pensiamo ancora in maniera conservatrice e ce ne freghiamo di ogni possibile accusa di body shaming. Vedere quella foto del trittico Salis, Lucano e Rackete è un pugno nello stomaco: Lucano che si presenta con la magliettina rossa come se dovesse andare a zappare la terra, la Salis con un vestitino degno della prima comunione e Rackete con il suo abito rosso e quelle gambe piene di peli. È questo l’esempio di quello che dovrebbe essere l’Occidente? Una occupava le case, l’altro è stato condannato per aver affidato il suo borgo agli immigrati senza seguire le regole e la Rackete speronava la Guardia di Finanza mostrando la sua avvenenza pelifera. Annamo bene…

Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 28 giugno 2024

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