Cultura, tv e spettacoli

Qualunquismo la trionferà: Myrta si piazza in tenda

La conduttrice si presenta in studio a L’Aria che tira con una tenda per solidarizzare contro il caro affitti

Dove c’è una protesta farlocca, Myrta Merlino non può mancare, lei è la Maga Merlino di tutte queste cose demagogiche. Arriva il Covid? No, lei si strafoca d’involtini primavera. Arriva il Black lives matter? Eccola inginocchiarsi. Poi si può sempre cambiare, all’occorrenza, tanto la gente non ricorda e in ogni modo fa punteggio: rimpinzati, inginocchiati, e Mattarella ti fa Cavaliera perché tutta propaganda eurowoke. Tocca alla tenda: e Myrta s’inginocchia nella canadese in un tripudio di qualunquismo di sinistra. “È  inaccettabile che si spendano 600 euro per una stamberga a Roma o a Milano”.

E allora inginocchiamoci tutti, no? Si è sempre speso così, ma finché ci sono i governi rossi, sintonici, meglio far finta di niente: è fin troppo palese la natura strumentale di una pagliacciata volta a punzecchiare gli usurpatori, oggi la tende, ieri la cagata nella fontana, prima il Cospito, prima ancora il sostegno alle oneste rapinatrici rom. Il guaio è che il governo, nel terrore di passare per fascistone e reazionario, lascia fare, lascia passare e così si indebolisce e indebolisce il paese.

Questa delle villeggianti alla Sapienza o al Politecnico è pura coreografia, la tendopoli che diventa baraccopoli dove sciamano i parlamentari della sinistra reazionaria nel plauso pelosissimo delle conduttrici con attico sul Colosseo o ai Parioli: è sempre bello fare gli anticapitalisti coi diritti degli altri, chissà che discorsi alati sulla rivoluzione d’ottobre, naturalmente al chiuso blindato della magione. Poi adesso, ad anno accademico concluso. Il caro affitti è una scusa, lo tirano fuori solo adesso, ma ancora una volta il governo esita, si divide, casca nella provocazione, apre tavoli surrealisti che danno una preoccupante sensazione di resa.

Questa sarebbe la destra calma e sicura che doveva trarre il paese dalla sbornia statalista autoritaria? Il tatticismo fatalistico di stampo democristiano non è opzione decente e troppi ministri fanno ammuina o peggio. La sinistra estetica è ridotta ai birignao sentimentali di Baglioni, ma bene o male fa il suo lavoro che è quello di tenere in ostaggio un governo-campanellino sotto lo stillicidio quotidiano di sardine, teppistelle, campeggiatrici, ladruncole. E in troppi fanno finta di niente anziché incalzare la Meloni a uscire dall’angolo, a reagire: più lei asseconda e meno basterà e allora tanto vale ricordarsi di chi si è e che la gente ti ha votata perché restassi una persona concreta, seria. Non consegnata alla propaganda e alla rappresaglia. A donna Giorgia non si può negare buona volontà e un certo movimentismo internazionale, ma anche lei comincia, ci pare, a ritrovarsi fagocitata dagli spin doctor, da consiglieri e consigliori, da opportunisti e gattopardi. Solo che qui esplodono emergenze che non lasciano margine, che portano dritti al collasso.

L’Europa lo sa e ne approfitta, le sue ossessioni sono mirate anzitutto contro l’Italia, le sue provocazioni francesi e tedesche scoperte, sfacciate. L’attendismo suicida non ha senso, non ha senso preoccuparsi di una conduttrice populista che si inginocchia sotto una tenda perché non si fa sfuggire una fregnaccia che sia una pur di durare, pur di restare nella scia di un sistema mediatico stucchevole e monocromatico.

Max Del Papa, 11 maggio 2023