- Non potremo più indebitarci come se non ci fosse un domani. Adesso il domani è qui con noi. La festa delle promesse elettorali pagate dai figli è completamente e definitivamente finita. I partiti non sanno o non vogliono sapere che è così, ma chiunque faccia 2 calcoli elementari lo può dimostrare. Per alcuni partiti la filosofia del “tassa e spendi” è endemica. Questa malattia sarà spazzata via dalla dura realtà. Non si può più. E se la malattia persiste saranno spazzati via i partiti che ne sono affetti.
- Abbiamo non più una forte spinta demografica come nel 1980, ma un fortissimo freno demografico . Da +1% prima di cominciare a decidere cosa fare a -1% . Drammatico. Abbiamo sprecato negli anni buoni. Non ci siamo preparati all’inverno. E adesso l’inverno demografico è qui con noi. La demografia è un problema durissimo da affrontare perché le scelte di oggi daranno frutti nel 2040… nei prossimi 20 anni la demografia è già scritta. La nostra è drammatica e nessun partito ha mai capito nei passati 20 anni quanto drammatica fosse. Una responsabilità storica enorme. Ma adesso dobbiamo gestire il problema. Non possiamo fare nulla anche perché l’aspettativa di vita a 65 anni nel 1980 era di 15 anni… e adesso è di 20 (19,95 dopo il covid, ma risale a 20 tra 6 mesi…). Quindi oltre ad avere non più 11 milioni di italiani oltre 65 anni ma 17 milioni, gli anni in totale in cui devono essere supportati da chi lavora passano da 165 milioni a 340 milioni… quindi l’onore è doppio e grava su un numero di lavoratori inferiore del 20% rispetto al 1980. Questo prima ancora di affrontare il tema del costo sanitario che è esplosivo rispetto al 1980. Il costo del welfare con questa demografia è esplosivo.
- Non abbiamo mai affrontato nè culturalmente nè politicamente il tema della produttività che è centrale ed è l’unica soluzione alternativa alla drastica riduzione del tenore di vita collettivo. Per aumentare la produttività bisogna investire pesantemente e soprattutto agire sulla produttività del settore pubblico e delle rendite di posizione “protette” in modo drastico. Le aziende che esportano per sopravvivere hanno dovuto e saputo migliorare la produttività pena la sparizione. Non c’è nulla che aguzzi l’ingegno più che lo spirito di sopravvivenza come noto. Là aziende protette sul mercato interno e soprattutto la pubblica amministrazione sono state invece un freno potentissimo proprio perché… non esistevano incentivi di nessun tipo a migliorare. Non possiamo più permettercelo. Aumentare la produttività per capirci significa o produrre di più con le stesse persone o ridurre le persone a parità di output. Questo è quello che lo stato dovrà sapere fare nei prossimi 20 anni. Non ne vedo la consapevolezza , la cultura, il senso di urgenza. Ma dovrà arrivare perché… siamo costretti. Per fortuna il calo di occupazione non rende drammatico sotto il profilo del tasso di disoccupazione questa transizione. Però in Italia si dovranno necessariamente trasferire lavoro da settori pesantemente improduttivi nel confronto internazionale (pubblica amministrazione e settori protetti) a settori esportatori e necessariamente produttivi. Questa necessità categorica è lontanissima dalla cultura dominante. Non c’è consapevolezza nè volontà di affrontare il problema. Se fossimo in azienda privata si dovrebbe pesantemente ristrutturare (= tagli e investimenti fortissimi di miglioramento processo) la pubblica amministrazione e dedicare le risorse ai settori ad alta produttività. L’enorme spesa pubblica da Covid va esattamente nella direzione opposta e onestamente la cultura dominante e le dichiarazioni pubbliche del 90% dei parlamentari sono assolutamente inconsapevoli, per non dire strenuamente opposte a questa necessità. Mancano competenza, realismo e leadership. Per 40 anni hanno vinto le elezioni politici che promettevano cose ridicolmente infattibili e costose. Impossibile pensare che il consenso politico venga attribuito a chi dice che dobbiamo ridurre il tenore di vita , e quindi i politici in larghissima parte interessati solo ai sondaggi e al mantenimento della loro poltrona pubblica … ci portano al burrone come i lemmings.
- la nostra stratificazione sociale è drammaticamente spostata sugli anziani, sugli assistiti, sui garantiti, mentre i “produttivi non garantiti” (cioè quelli che sostengono tutto lo stato con le tasse) sono minoranza sia elettorale che culturale. A parte 11 milioni di giovani tra 0-20 anni (Non votanti…) ci sono 18 milioni di pensionati assistiti, circa 8 milioni di persone che non lavorano (essenzialmente donne in forti percentuali al sud) , circa 10 milioni di “garantiti” (pubblica amministrazione e altri settori protetti e senza concorrenza internazionale) e 13 milioni di produttivi non garantiti. Questi ultimi rappresentano quindi circa il 25% dei voti. Impensabile che la politica privilegi questi ultimi. Esiste poi un tema territoriale, visto che assistiti e garantiti sono largamente più numerosi al sud, è inversamente i produttivi non garantiti sono concentrati al nord. Esiste poi, drammaticamente, l’impatto Covid che è stato nullo per assistiti e garantiti ed enorme per produttivi non garantiti. Queste asimmetrie sono destinate a generare fortissime spinte di disgregazione del tessuto sociale, di cui pare solo l’ottimo ministro Lamorgese sembra preoccuparsi. Il consenso elettorale e sociale va verso le categorie assistite e garantite, nella illusione ottica che nulla possa mai scalfire assistenza e garanzie. Non è così, ma quando succedesse … è troppo tardi per tornare indietro. Quindi nessuno dice ad assistiti e garantiti che se i produttivi non garantiti vanno in crisi prima o poi la mannaia cadrà pesantissima su prestazioni sociali e garanzie… è come dire al condannato che la pena si avvicina. Meglio rimandare. Specie se il condannato vota per chi sta la potere. C’è sempre l’illusione che alla fine si risolva il problema è quindi si rimanda si rimanda fino a quando non sarà proprio più possibile rimandare. Il governo Conte è la massima espressione storica del rimando. Una vera e propria eccellenza storica assoluta , nel momento in cui sarebbe assolutamente necessario l’opposto. Infatti è molto popolare. Nessuna sorpresa.
- Infine la categorizzazione sociale italiana e l’immigrazione degli ultimi 10 anni ha trasformato le classi economicamente più deboli ( il proletariato degli anni 70-80) in una classe ferocemente difensiva nei confronti degli immigrati che vengono dipinti come coloro che intaccano privilegi e diritti acquisiti (Pesantemente a debito come si è visto ma questo non viene MAI detto). Quindi il populismo anti-immigrati è fortissimo proprio perché la percezione degli strati più deboli e anche ultimamente del ceto medio è che siano gli immigrati (oltre il 10% della popolazione …) ad avere messo a rischio la prosperità acquisita. Non è chiaramente così, la prosperità acquisita è finta e deriva solo a dal debito, ma i cittadini hanno chiaramente la percezione che stia per finire e cercano il “colpevole”. I populisti sono stati abili ad offrire 2 menzogne e cioè che “abbiamo sconfitto la povertà” ( 5 stelle) oppure che “è tutta colpa degli immigrati e dell’Europa” (lega). È sempre più difficile ammettere che invece è colpa di chi ci ha amministrato in modo totalmente miope negli ultimi 40 anni identificando sempre i “nemici” e non i problemi da risolvere, anche perché alla fine li abbiamo votati noi e perché l’antipolitica offre facile sponda dialettica in questo senso. Anche questa malattia non è facilmente curabile perché le ricette semplici, le promesse elettorali, il “noi siamo nuovi e diversi” hanno facile presa, anche se il ciclo della promessa-delusione-accantonamento brutale è rapidissimo. I 5 stelle sono a fine ciclo e il loro dissolvimento è palese. Credo stia iniziando il dissolvimento anche della lega, ma iniziamo nuovi cicli (fratelli d’Italia) e altri ancora seguiranno. Manca del tutto e bisogna ammettere per validi motivi, (mancanza di offerta ..) la fiducia in una politica che affronti i problemi della collettività, anche perché come visto il medico non potrà essere pietoso e bisognerà prendere medicine molto amare.
2. Cosa fare.
Non abbiamo alternative. Dobbiamo cercare di mantenere unita la nostra comunità aumentando la produttività e aumentando la partecipazione al lavoro. Bisogna che lavorino molte più donne, molte più persone al sud e che la produttività del lavoro salga moltissimo. Non esiste altra soluzione economica sostenibile o logica. Chi parla di patrimoniale dimentica che su 2800 miliardi di debito una patrimoniale anche brutale per 200 miliardi di euro ridurrebbe in modo pressoché irrilevante il debito ( da 2800 a 2600) è molto probabilmente ridurrebbe investimenti, consumi e base imponibile per ammontare molto simile nei successivi 5 anni Oltre a generare una crollo dei consumi piuttosto duraturo. è come vendere le canne da pesca per comprare i pesci. Per pochi giorni o mesi puo’ anche funzionare. Poi quando i pesci sono esauriti la fame diventa ancora peggiore…. e canne da pesca e pescatori sono nel frattempo tutti scappati…