A me che Gianroberto Casaleggio e il M5S abbiano preso o no soldi da Chavez e da Maduro non interessa. Infatti, per dimostrare l’amore e la forte passione che i grillini hanno per la “democrazia venezuelana” non è necessario dimostrare una presunta tangente o il finanziamento diretto del M5S da parte dei capi del regime dittatoriale sudamericano. “Francamente, me ne infischio” per dirla con Clark Gable in Via col vento e citare un classico di tutti i tempi che i tempi cretini che viviamo disprezzano e censurano senza avere nemmeno la malizia necessaria per avvertire il senso del ridicolo in cui cadono. La storia d’Italia è piena di valigie piene zeppe di soldi con cui sono stati finanziati i partiti che, nonostante le favole a cui credono solo i cretini di cui sopra, non campano senza soldi. Questa è materia giudiziaria e giustizialista ed è bene che se ne occupino gli esperti del ramo, che poi sono gli stessi grillini e la solita sinistra di stampo poliziesco. Qui, invece, conta solo la politica (si fa per dire, naturalmente, e il lettore mi perdoni se la cronaca e il vocabolario sono involontariamente satirici).
Dunque, sono gli stessi esponenti del M5S, uomini di partito e perfino uomini di governo, ad essersi esposti innumerevoli volte nella difesa dell’indifendibile regime venezuelano e l’idea di essere, come recita il documento pubblicato dal giornale spagnolo Abc, “promotor de un movimiento izquierdista revolucionario y anticapitalista en la Republica de Italia” fa parte dei convincimenti ideologici dei grillini. Davide Casaleggio e il M5S smentiscono Marcos Garcia Rey, il giornalista investigativo che ha scritto e documentato l’inchiesta. Fanno bene. Gli credo.
Ma ciò che né Casaleggio né il M5S nel suo insieme può smentire è l’attrazione fatale per il chavismo i cui marcatissimi tratti illiberali, anticapitalisti, populisti si sposano così bene con l’ideologia grillina della decrescita felice. Ma non è solo questione di affinità elettive. È proprio che il M5S ha difeso Maduro contro Guaidò. Non solo. Ha avuto proprio un incantamento per tutta questa roba qui. Ascoltate: “In due convegni abbiamo presentato alla Camera il modello dell’Alba Bolivariana come possibile alternativa per l’Europa del Sud rispetto all’austerità, alla disoccupazione e alla crisi prodotte dall’unione economica monetaria e dal Washington consensus”. Che roba è? È un passo – come ricorda oggi sul Corriere della Sera Marco Imarisio – contenuto nelle bozze del programma del M5S per le elezioni politiche del 2018 e Alba è l’accordo economico firmato da Chàvez e Fidel Castro. Cose di questo tipo si trovano sui giornali (anche di oggi), in documenti e sui siti, anche se ora sono stati “sbianchettati” e riverniciati. Sullo stesso celebre blog di Beppe Grillo c’è sempre stata una calda attenzione per Chàvez e la sua splendida democrazia che per i grillini è una sorta di sole dell’avvenire.
Insomma, il legame affettivo e politico tra il grillismo e il Venezuela di Chàvez e di Maduro – nel 2017 i grillini, tra cui Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, volarono a Caracas per l’anniversario della morte del dittatore – appartiene alla stessa storia del Movimiento. Quindi, che dal Venezuela abbiano finanziato o no il M5S è ininfluente perché ciò che conta è la posizione politica grillina che ora è filo-chavista, ora è per il sostegno dei Gillet gialli parigini, ora è per la volontà generale populista, ora è Anticasta e ora è Supercasta, ora è tutto e il contrario di tutto ma è sempre convintamente contro la democrazia liberale (l’unica possibile) e nei due anni che è al governo è riuscita ad aggravare allegramente le condizioni economiche e finanziarie del Paese conducendolo, guarda caso, verso una società pauperista e paternalista in cui i rivoluzionari dell’onestà in monopattino si sono seduti a tavola e parlano dalle tivvù e dai social della bellezza della decrescita felice somigliando in modo impressionante al gallo sopra la monnezza (materiale e morale).
Giancristiano Desiderio, 16 giugno 2020