Vanno in onda le ormai celebri immagini dei trumpisti all’assalto di Capitol Hill e penso non sia un bene. Rimango però anche un po’ perplesso. Dalla Cnn in giù è tutto un lamentarsi “della democrazia ferita”, dell’assalto “ai valori democratici”; “scene mai viste prima e finora ritenute impensabili”.
Silenzio sulle violenze dei Black lives matter
Ecco io rimango veramente perplesso perché, per mesi, questa estate, scene simili si sono ripetute in ogni angolo d’America e nessuno ha avuto niente da ridire. Anzi. “Manifestazioni prevalentemente pacifiche” affermava con sicurezza l’inviato della Cnn mentre alle sue spalle diversi edifici bruciavano avvolti dalle fiamme. Ci furono, perché sembra che il mainstream abbia la memoria davvero corta, diverse decine di morti, negozi saccheggiati, autostrade bloccate dai posti di blocchi creati dai “pacifici manifestanti”. A Portland, nel nome di Black lives matter, gli attivisti si appropriano di un’area della città dichiarando una zona autonoma fuori da ogni autorità. La polizia è bandita. La sicurezza è affidata ai militanti. L’area viene recintata e gli accessi controllati. La sindaca della città (democratica) prevede “un’estate di amore”, e poco male se qualche residente si lamenta delle bande di giovani armati che pattugliano la zona. L’esperimento si conclude poche settimane dopo dopo numerose sparatorie, diversi feriti e l’uccisione di un afroamericano di 16 anni (ma si sa… Black lives matter!).
Sempre a Portland, per diverse notti gli “antifascisti” cercano di far breccia e dare alla fiamme la locale corte di giustizia (vista naturalmente come la longa manus di uno Stato sistematicamente razzista). In questo caso però i media non parlano di “attacco ai valori democratici”. È invece Trump ad essere contestato quando invia la guardia nazionale a difendere l’edificio. A maggio, lo stesso Trump è stato costretto a rifugiarsi nel bunker della Casa Bianca a causa dei “pacifici manifestanti” che cercano di penetrare all’interno dell’edificio. Non riescono ad entrare ma danno fuoco alla vicina, storica chiesa episcopale di San Giovanni, frequentata almeno una volta da ogni presidente americano. Anche qui, nessuno scalpore per i templi violati della democrazia americana.
Anzi… nei giorni successivi, sulla strada di fronte alla Casa Bianca, viene scritto a caratteri cubitali, BLACK LIVES MATTER. Un’iniziativa del comune (ovviamente da decenni in mano ai democratici) per offendere Trump.
Fan Biden buoni, fan Trump cattivi
Ora qualcuno obietterà: “Ma le proteste Black lives matter erano giuste mentre i facinorosi di Capitol Hill hanno torto a contestare il risultato elettorale”. Capirete però che ci si incammina tutti su una china molto pericolosa se si comincia a giustificare la violenza per un “giusto” motivo. Chi decide cosa è giusto e sbagliato? I media mainstream, “il giornale unico” come lo chiama il nostro Nicola, sembrano avere una idea molto netta e predefinita di chi siano i buoni e i cattivi. E, guarda caso, i buoni sono sempre vicini al sentire di tutto quel vasto mondo che comprende professori universitari, giornalisti e influencer dei media, funzionari pubblici, abitanti delle città e delle coste, attori, cantanti e membri dello show business. Tutta gente che sostiene Biden. Tutta gente che ha eroicizzato e sostenuto le gesta degli attivisti Black lives matter e, al tempo stesso, si è sentita offesa dall’invasione, più ridicola che pericolosa, dei pro Trump al palazzo del Congresso.
Ma non vi fate ingannare. Oggi in America, gli sfigati, gli have not, non sono le minoranze, il cui attivismo ha il pieno sostegno delle élites. I veri paria sono gli abitanti dell’America profonda, i rurali, quelli che vivono nelle cosiddette fly-over countries (regioni dove ci si vola sopra e basta, nella definizione dispregiativa di chi vive lungo le coste). Una working class generosa ma ingenua, che spesso vede in Trump l’unico che ha capito, ben prima del 2016, la crisi in cui versava questa fetta di società, con le sue fabbriche dismesse e arrugginite e la perdita di posti di lavoro.
Per i cosmopoliti delle città rimangono retrogradi bigotti; I media li bollano spesso come “suprematisti bianchi”. Per lo statistico, sono gli uneducated. Per la sinistra di una volta sarebbero stati “i più deboli”.
Stefano Varanelli, 12 gennaio 2021